Contro i
due nemici, l’imperialismo e l’irrazionalismo, la ragione ha intrapreso la sua
battaglia destinata alla vittoria per l’appoggio delle masse. È nato il
“movimento per la pace” sotto il patrocinio di Stalin.
G. Lukács, La distruzione della ragione
Gli scopi e le prospettive pratiche del movimento della pace non sono qui in discussione. La sua semplice esistenza ha però un’importanza storica universale per il pensiero umano: la difesa della ragione come movimento di massa. Dopo un secolo di crescente dominio dell’irrazionalismo, la difesa della ragione, la ricostruzione della ragione distrutta, comincia la sua azione vittoriosa nelle masse. Come il movimento della pace mira, sotto l’aspetto politico, a isolare dalle masse, rendendoli cosí impotenti, i gruppi esigui di numero, ma importanti per l’influsso che esercitano, dei rappresentanti del capitalismo monopolistico, dei militaristi, dei criminali di guerra intellettuali e di fatto, – cosí questo lato ideologico manifesta la tendenza a privare della loro influenza sul pensiero e sul sentimento dei popoli i fabbricanti di teorie decadenti e irrazionalistiche di ogni genere, di messaggi antirazionali e antiumani. [...]
Questa sollevazione delle masse a favore della ragione è il grande elemento che oggi si oppone al timor panico di fronte alle masse e all’irrazionalismo ad esso strettamente congiunto. Questa sollevazione è quindi – considerata storicamente – la reazione contro lo scatenamento hitleriano degli istinti irrazionali. E insieme una campagna di rivincita, o piuttosto un soffocamento in germe delle azioni alla Hitler progettate per l’avvenire.
Stalin ha chiaramente determinato i limiti che possono essere raggiunti dal movimento della pace. Poiché il suo scopo non può essere quello di abbattere il capitalismo, esso non è in condizione di eliminare la causa fondamentale delle guerre. La sua lotta è rivolta contro le guerre che concretamente si vanno preparando e che esso con grandi prospettive di successo è chiamato a impedire. Marx scriveva piú di un secolo fa: “L’arma della critica non può certo sostituire la critica delle armi, la potenza materiale deve essere abbattuta dalla potenza materiale; ma anche la teoria diventa potenza materiale non appena conquista le masse”. Noi marxisti sappiamo che anche in campo filosofico la grande e decisiva battaglia fra la ragione e l’antiragione, fra la dialettica materialistica e l’irrazionalismo, dopo che questa lotta è divenuta da tempo una contesa intorno al marxismo, può essere condotta alla definitiva conclusione vittoriosa solo con la vittoria del proletariato sulla borghesia, con la caduta del capitalismo, con l’edificazione del socialismo. È evidente che tutto questo deve restare del tutto al di fuori degli scopi del movimento della pace. Perciò l’aspirazione, divenuta in esso cosí potente, a reintegrare la ragione nei suoi diritti, alla restaurazione della ragione, non può, nemmeno sotto l’aspetto ideologico, affrontare la battaglia decisiva. Ma ciò non diminuisce affatto la sua importanza storica universale. Esso ha iniziato questa campagna con uno schieramento di seicento milioni di uomini, è in procinto di mobilitarne altre centinaia di milioni, è la prima grande sollevazione delle masse contro la follia dell’irrazionalità imperialistica. Le masse, combattendo per la ragione, hanno proclamato sulla strada il loro diritto alla condeterminazione del destino del mondo. Esse non rinunceranno piú a questo diritto, all’uso della ragione nella loro propria causa, nella causa dell’umanità, al diritto di vivere in un mondo retto dalla ragione e non nel caos della follia guerresca.
Budapest, gennaio 1953.
G. Lukács, La distruzione della ragione,
Einaudi, Torino, 1959, pagg. 860-861