Non esiste il libero arbitrio
perché esiste la predestinazione, perché senza l’aiuto di Dio l’uomo è
schiavizzato dal demonio, perché la natura umana è stata corrotta dal peccato
originale e perché l’uomo è stato redento da Cristo.
M. Lutero, W. 786-787; Clemen,
pagg. 291-292
Qui terminerò questo libretto,
disposto, se sarà necessario, a trattare la questione piú ampiamente,
quantunque io pensi di avere largamente soddisfatto ogni uomo pio, che voglia
riconoscere la verità senza partito preso. Se infatti crediamo che la verità
sia che Dio sa in precedenza tutto e tutto preordina e che pertanto non può
fallire né subire ostacolo nella sua prescienza e predestinazione e che infine
nulla può avvenire se non per Suo volere, come la ragione stessa deve
ammettere, ne deriviamo, in ciò confortati egualmente dalla ragione, che non vi
può essere affatto libero arbitrio né in uomo né in angelo né in alcuna
creatura. Che se crediamo che Satana è il principio del mondo e che eternamente
insidia e combatte con tutte le forze il regno di Cristo, in modo da non
lasciare gli uomini da lui fatti schiavi se non quando ne sia respinto dalla
virtú divina dello Spirito, di nuovo appare manifesto che il libero arbitrio
non può esistere. Parimente, se crediamo che il peccato originale ci ha cosí
corrotti, da opporre la sua repugnanza al bene, gravissimo ostacolo anche a
coloro che sono sospinti dallo Spirito, è evidente che nell’uomo privo di
Spirito nulla rimane, che possa rivolgersi al bene, ma tutto è rivolto al male.
Infine, se i Giudei, che tendevano alla giustizia con tutte le loro forze,
piombarono nell’ingiustizia, mentre i pagani, che tendevano all’empietà,
giunsero alla giustizia per grazia divina e insperatamente, ancora una volta è
manifesto, dalle opere stesse e dall’esperienza, che l’uomo senza la grazia non
può volere che il male. Insomma, se crediamo che il Cristo ha redento gli
uomini con il suo sangue, siamo costretti a riconoscere che l’uomo era perduto
tutto intiero; in caso contrario dovremmo supporre Cristo o superfluo o
redentore della parte piú vile di noi, il che sarebbe blasfemo e sacrilego.
Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1964, vol.
XI, pagg. 1147-1148