Lutero, No al libero arbitrio

Anche se potesse scegliere, Lutero non vorrebbe il libero arbitrio perché sarebbe una strada estremamente insicura per la salvezza, in quanto basata sull'uomo e sulla sua debolezza. Invece la fede è la via di colui che confida in Dio, una via che possiamo percorrere con “tranquilla certezza”.

 

M. Lutero, De servo arbitrio

 

Quanto a me, io lo confesso: se la cosa fosse possibile, non vorrei che mi fosse dato il libero arbitrio o che a mia disposizione fosse lasciato alcunché, con cui poter tendere alla salvezza, non solo perché non avrei la capacità di resistere e conservarlo fra tante avversità e pericoli e fra tanti assalti diabolici, poiché, essendo un solo demonio piú forte di tutti gli uomini, nessuno degli uomini si salverebbe, ma perché, anche se non ci fossero pericoli, avversità, demoni, io sarei costretto a travagliarmi continuamente nell'incertezza e a dare pugni nell'aria: infatti la mia coscienza, anche se vivessi e operassi eternamente, mai potrebbe conseguire una tranquilla certezza di quanto dovesse fare per soddisfare Dio. E, qualunque opera avessi compiuto, sussisterebbe sempre lo scrupolo se ciò piacesse a Dio, o se Egli richiedesse qualcosa di piú, cosí come prova l'esperienza di tutti coloro che si sono dati alle opere e come io ho dovuto apprendere in tanti anni con grave mia sofferenza. Ma ora, poiché Dio ha avocato a sé la mia salvazione, escludendola dal mio arbitrio, e ha promesso di salvarmi non a motivo delle mie opere e del corso della mia vita, ma per la sua grazia e misericordia, io sono tranquillo e sicuro che Egli mi sarà fedele e non mi mentirà, e inoltre cosí possente e grande, che nessun demonio, nessuna avversità potranno piegarlo o strapparmi a Lui. “Nessuno, Egli dice (Giovanni, 10, 28 e segg.), me li strapperà di mano, perché il Padre, che mi li ha dati, è piú grande di tutti”. Cosí avviene che, se non tutti, alcuni però, anzi molti, vengano salvati, mentre per la forza del libero arbitrio non sarebbe preservato addirittura nessuno, ma saremmo dannati tutti, dal primo all'ultimo. Noi siamo dunque tranquilli e sicuri di piacere a Dio, non per merito delle nostre opere, ma per il favore della misericordia da Lui promessaci, e, anche se avremo fatto meno del dovuto e agito male, siamo certi che Egli non ci imputerà questo, ma ci perdonerà e correggerà paternamente. Questa è la glorificazione di tutti i Santi nel Dio loro.

 

(Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1964, vol. VIII, pagg. 1145-1146)