Se per la sopravvivenza biologica di un singolo individuo è sufficiente che vengano soddisfatti determinati bisogni naturali, la vita di una collettività, quale che sia, non è possibile senza una cultura. […]
L’uomo nella lotta per la vita è inserito in due processi: nell’uno interviene come consumatore di valori materiali, di cose, nell’altro invece come accumulatore di informazione. Ambedue sono necessari all’esistenza. Se all’uomo come creatura biologica è sufficiente il primo, la vita sociale presuppone ambedue.
Tylor [Edward Burnett Tylor (1832-1871), Primitive Culture, London 1871] definì la cultura come un insieme di strumenti, tecniche, istituti sociali, credenze, costumi, lingua; oggi si potrebbe dare una definizione più generale: l’insieme di tutta l’informazione non ereditaria e dei mezzi per la sua organizzazione e conservazione. […]
L’informazione non è un connotato facoltativo, ma una delle condizioni essenziali per l’esistenza dell’umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per l’informazione. […]
La cultura non è tuttavia un deposito di informazione. È un meccanismo organizzato in modo estremamente complesso, che conserva l’informazione,elaborando continuamente a scopo i procedimenti più vantaggiosi e compatti, ne riceve di nuova, codifica e decodifica i messaggi, li traduce da un sistema segnico in un altro. La cultura è il meccanismo duttile e complesso della conoscenza. Nello stesso tempo l’ambito della cultura è teatro di una battaglia ininterrotta, di continui scontri e conflitti sociali, storici e di classe. I diversi gruppi storici e sociali lottano per il monopolio dell’informazione. […]
Definire l’essenza della cultura come informazione significa porre il problema del rapporto che sussiste fra la cultura e le categorie fondamentali della sua tramissione e conservazione, e in primo luogo del rapporto fra la cultura e le nozioni di lingua e testo, con l’insieme di questioni che esse implicano. […]
La cultura è un fascio di sistemi semiotici (lingue) formatisi storicamente, […] tuttavia comprende non solo una determinata combinazione di sistemi semiotici, ma anche l’insieme dei messaggi che si sono storicamente realizzati in queste lingue (i testi).
[…] La traduzione dei medesimi testi in altri sistemi semiotici, l’assimilazione di testi diversi, lo spostamento dei confini fra i testi che appartengono alla cultura e quelli che si trovano oltre i suoi limiti, costituiscono il meccanismo di appropriazione culturale della realtà.
Tradurre un certo settore della realtà in una delle lingue della cultura, trasformarlo in un testo, cioè in una informazione codificata in un certo modo, introdurre questa informazione nella memoria collettiva: ecco la sfera dell’attività culturale quotidiana.
Solo ciò che è stato tradotto in un sistema di segni può diventare patrimonio della memoria. La storia intellettuale dell’umanità si può considerare una lotta per la memoria. Non a caso la distruzione di una cultura si manifesta come distruzione della memoria, annientamento dei testi, olio dei nessi.
(Kul’tura i informacija, in Stat’i po tipologii kul’tury. Materialy k kursu teorii literatury, Tartu 1970, tr. it. in Jurij M. Lotman, Boris A. Uspenskij, Tipologia della cultura, Milano, Bompiani, 1975, Introduzione, pp. 25-35)