LEOPARDI, LA VARIETA' DELLE COSE E DEGLI INGEGNI

Tale è la varietà che la natura pone negli ingegni di ciascuno, che anche lo stesso argomento, trattato da un uomo o da un filosofo diverso, porta a diverse conclusioni e a diverse sfumature che le rendono comunque originali: sebbene la verità sia una, diversi sono i modi che la esprimono.

La varietà che la natura ha posta nelle cose e negli ingegni, è tanta, che fino gli stessi filosofi, quantunque cerchino la stessa verità, nondimeno a cagione dei diversissimi aspetti nei quali una stessa proposizione si presenta ai diversi ingegni, sarebbero tutti originali, se non leggessero gli altri filosofi, e non osservassero le cose cogli occhi altrui. Ed è facile scoprire che una grandissima parte delle verità dette ai nostri tempi da quegli scrittori che s'hanno per originali, ancorché queste verità passino per nuove, non hanno altro di nuovo che l'aspetto, e sono già state esposte in altro mondo. (18 Giugno 1820). E vedete come tutti gli scrittori non europei, come gli orientali, Confucio ec. quantunque dicano appresso a poco le stesse cose che i nostri, a ogni modo paiono originali, perché non avendo letto i nostri filosofoi europei, non hanno potuto imitarli o seguirli e conformarsi non volendo, come accade a tutti noi.

(G. Leopardi, Zibaldone di pensieri, Mondadori, scelta a cura di Anna Maria Moroni, pag. 108, volume primo)