Talvolta, soprattutto quando si
attraversano periodi storici particolarmente burrascosi, si ha l’impressione
che ci sia un Destino (Fortuna) che domini la realtà e che l’uomo non abbia
altra possibilità che quella di accettarlo. Ma l’uomo è libero di scegliere:
alla Fortuna può essere attribuita soltanto in parte la responsabilità di
quanto accade. Dell’altra parte i responsabili siamo noi.
N. Machiavelli, Di fortuna. A
Giovan Battista Soderin
1 Con
che rime giammai o con che versi
2 canterò
io del regno di Fortuna
3 e
de’ su’ casi prosperi e avversi?
4 E
come iniuriosa ed importuna,
5 secondo
iudicata è qui da noi,
6 sotto
il suo seggio tutto il mondo aduna?
7 Temer,
Giovan Battista, tu non puoi,
8 né
debbi in alcun modo aver paura
9 d’altre
ferite che de’ colpi suoi;
10 perché
questa volubil creatura
11 spesso
si suole oppor con maggior forza
12 dove
piú forza vede aver natura.
13 Sua
natural potenza ogni uomo sforza,
14 e ‘l regno suo è sempre violento,
15 se virtú eccessiva non l’ammorza.
[...]
121 Non è del mondo cosa alcuna eterna:
122 Fortuna vuol cosí che se n’abbella,
123 acciò che ‘l suo poter piú si discerna.
124 Però si vuol lei prender per
sua stella
125 e quanto a noi è possibile, ogni ora
126 accomodarsi al variar di quella.
127 Tutto quel regno suo dentro e
di fuora
128 istoriato si vede e dipinto
129 di que’ trionfi de’ qua’ piú s’onora.
[...]
151 Come un torrente rapido ch’al
tutto
152 superbo è fatto, ogni cosa fracassa
153 dovunque aggiugne il corso per tutto,
154 e questa parte accresce e
quella abbassa,
155 varia le ripe, varia il letto e ‘l
fondo
156 e fa tremar la terra donde passa;
157 cosí Fortuna col suo furibondo
158 impeto molte volte or qui or quivi
159 va tramutando le cose del mondo.
160 Se poi con gli occhi tuoi piú
oltre arrivi,
161 Cesare e Alessandro in una faccia
162 vedi fra que’ che fur felici vivi.
163 Da questo esempio, quanto a costei
piaccia,
164 quanto grato le sia si vede scorto,
165 chi l’urta, chi la pigne o chi la
caccia.
(N. Machiavelli, Il
teatro e tutti gli scritti letterari, Feltrinelli, Milano, 1965, pagg.
312-318)