Mach, Sul concetto

I concetti non si formano istantaneamente, ma hanno una formazione psicologica che si realizza con l’andare del tempo.

 

E. Mach, Erkenntnis und Irrtum. Skizzen zur Psychologie der Forschung; trad. it. di S. Barbera, Conoscenza ed errore. Abbozzi di una psicologia della ricerca, Einaudi, Torino, 1982, pagg. 124-125

 

Occorre considerare piú da vicino il concetto in quanto formazione psicologica. Se qualcuno ritiene di non potersi figurare un uomo che non sia né giovane né vecchio, né grande né piccolo, in breve: un uomo in generale; se qualcuno pensa che un triangolo, oggetto di rappresentazione, deve per forza essere ad angolo retto, o ottuso, o acuto, e che quindi non esiste un triangolo in generale, giungerà facilmente alla conclusione che queste formazioni psichiche che chiamiamo concetti non esistono e che – Berkeley l'ha sostenuto con particolare vivacità – non esistono rappresentazioni astratte. Tale convinzione poi conduce facilmente al punto di vista di Roscellino che i concetti universali (“universalia”) non sono cose, ma solo “flatus vocis”, mentre invece gli avversari del suo “nominalismo”, i “realisti”, vedevano i concetti universali come fondati sulle cose. Che i concetti universali non siano mere parole – come ha di recente sostenuto un eminente matematico – si ricava abbastanza chiaramente dal fatto che proposizioni molto astratte vengono capite e correttamente applicate a casi concreti. Ne possono offrire un esempio le infinite applicazioni della proposizione “l'energia resta costante”. Ma quando si enuncia o si ode questa frase, ci si sforzerebbe invano di trovare nella coscienza un contenuto rappresentativo concreto e intuitivo che ne esaurisca completamente il senso. Tali difficoltà svaniscono quando teniamo conto della circostanza che il concetto non è una formazione istantanea, come una semplice rappresentazione sensibile concreta; quando consideriamo che ogni concetto ha una storia di formazione psicologica a volte molto lunga e ricca di vicende, e che il suo contenuto non può trovare esposizione esplicita in un pensiero istantaneo.

 

Novecento filosofico e scientifico, a cura di A. Negri, Marzorati, Milano, 1991, vol. II, pagg. 35-36