Maimonide ci
offre questa grandiosa visione dell’universo-macrocosmo, a cui paragona
l’uomo-microcosmo. La sua intuizione sarà un punto di riferimento per il
pensiero rinascimentale. La concezione cosmica è quella tradizionale
aristotelico-tolemaica, a cui farà riferimento anche Dante.
Guida dei perplessi, LXXII
1 Sappi che quest’universo nel suo
complesso non forma che un solo individuo; ossia: il globo dell’ultimo cielo,
con tutto quello che contiene, è indubitamente un solo individuo, come Ruben e
David.
2 Avviene delle sue diverse sostanze,
ossia delle sostanze di questo globo con tutto ciò che contiene, come avviene,
per esempio, delle diverse sostanze delle membra dell’individuo umano. Come
dunque Ruben, per esempio, è un solo individuo, benché composto di diverse
parti, come la carne e le ossa, e di umori e di spiriti differenti, cosí questo
globo nel suo complesso abbraccia le sfere e i quattro elementi con ciò che ne
è composto. Non vi è assolutamente alcun vuoto ma è un solido pieno che ha per
centro il globo terrestre; la terra è circondata dall’acqua, questa dall’aria,
questa dal fuoco, e quest’ultimo è circondato dal quinto corpo, il quale si
compone di molte sfere, contenute le une nelle altre, tra le quali non vi è
cavità, né vuoto, ma si cingono esattamente applicate le une alle altre. Esse
hanno tutte un moto circolare uguale, né è in alcuna di loro precipitazione, né
lentezza, ossia, che niuna di quelle sfere si muove talora lentamente, ma
ciascuna per la sua celerità e la sua maniera di muoversi resta sottoposta alla
sua legge naturale. Ma queste sfere si muovono alcune piú rapidamente delle
altre, e quella che ha il moto piú rapido è la sfera che circonda tutto, ossia,
quella che ha moto diurno e che le fa muovere tutte con lei, come la parte si
muove nel tutto, poiché tutte formano delle parti in lei. Queste sfere hanno
dei diversi centri; alcune hanno per centro il centro del mondo, altre hanno il
loro centro fuori del centro del mondo; e altre seguono perpetuamente il loro
moto particolare dall’Oriente all’Occidente ed altre si muovono dall’Occidente
all’Oriente. Ogni astro in queste sfere fa parte della sfera, nella quale resta
fisso al suo posto; né ha moto che gli sia particolare né si mostra mosso se
non dal moto del corpo del quale è parte. La materia di tutto questo quinto
corpo, che ha il moto circolare, non è simile a quella dei corpi dei quattro
elementi che si trovano interiormente. Il numero di queste sfere, che
circondano il mondo, non può per alcun modo essere minore di diciotto ma è
tuttavia possibile che ve ne siano di piú, ed è cosa da esaminarsi. Se poi vi
siano delle sfere in circolazione che non circondano il mondo, è pure cosa da
esaminare.
3 Interiormente alla sfera inferiore
che è la piú vicina a noi vi è una materia diversa da quella del quinto corpo e
che ricevette quattro forme primitive, con le quali si formano quattro corpi
(che sono) la terra, l’acqua, l’aria e il fuoco. Ciascuno di questi quattro
(corpi) ha un luogo naturale che gli è particolare, né si trova in altro
(luogo) sino che è lasciato nella sua natura. Sono corpi inanimati, che non
hanno né vita né percezione, né si muovono da se stessi ma restano in riposo
nei loro luoghi naturali. E se uno di essi fosse costretto ad uscire dal suo
luogo naturale, allora, quando cessa la causa che lo costrinse, si muove per
ritornare al suo luogo naturale; poiché ha in sé il principio in virtú del
quale si muove, in linea retta, per tornare al suo luogo, ma non ha in sé alcun
principio nel quale debba sempre restare in riposo o muoversi altrimenti che in
linea retta. I moti in linea retta che fanno questi quattro elementi, quando si
muovono per tornare ai loro luoghi, sono di due specie: un moto verso la
circonferenza, che è proprio del fuoco e dell’aria, e un moto verso il centro,
che è proprio dell’acqua e della terra; e ciascuno, dopo essere arrivato al suo
luogo naturale, resta in riposo. Ma quei corpi (celesti), che hanno il moto
circolare, sono viventi e hanno un’anima onde si muovono, né vi è in loro
assolutamente alcun principio di riposo, né subiscono alcun cambiamento, se non
nella posizione, avendo il moto circolare. In quanto poi (all’intelligenza, e
cioè) se abbiano anche un’intelligenza con la quale percepiscono, questa (è
cosa) che non può essere dichiarata se non con una sottile speculazione. Quando
tutto il quinto corpo compie il suo moto circolare, ne nasce sempre negli
elementi un moto sforzato, per il quale escono dalle loro regioni, ossia (ne
nasce un moto) nel fuoco e nell’aria che sono spinti (ambedue questi elementi)
verso l’acqua e tutti penetrano nel corpo della terra sino nelle sue
profondità, in guisa che ne risulta una mescolanza di elementi. Poscia
cominciano a muoversi per ritornare nelle loro regioni (rispettive), e quindi
anche delle particelle di terra abbandonano i loro luoghi riunendosi all’acqua,
all’aria, al fuoco. In tutto ciò gli elementi agiscono gli uni sugli altri, e
la mescolanza subisce una trasformazione, onde ne nascono prima le diverse specie
di vapori, poi le diverse specie di minerali, tutte le specie delle piante e
molte specie di animali, secondo il temperamento della mescolanza.
4 Tutto ciò che nasce e perisce, non
nasce che dagli elementi e ad essi ritorna quando perisce. Cosí gli elementi
nascono gli uni dagli altri e si perdono gli uni negli altri, poiché tutto ha
una stessa materia, e la materia non può esistere senza forma, come niuna forma
fisica, di quelle che nascono e periscono, non può esistere senza materia.
Dunque, la nascita e la distruzione degli elementi, come di tutto quello che
nasce e che in loro si svolge perdendosi, seguono (in un certo modo) un moto
circolare, simile a quello del cielo; per la qual cosa il moto di questa
materia formata, mediante le forme che le sopravvengono successivamente, può
compararsi al moto che fa il cielo nel luogo, ripetendosi le stesse posizioni
per ciascuna delle sue parti.
(Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1966, vol. IV,
pagg. 1133-1135)