Di fronte
al rafforzamento del potere oppressivo, di cui l’America è la massima
espressione, di fronte all’indebolirsi dello spirito rivoluzionario nella
sinistra, le speranze si legano sempre piú all’azione dei giovani.
H. Marcuse, L’uomo a una dimensione
Il vecchio detto americano “sediamoci a ragionare” è giustamente diventato una battuta. È possibile ragionare con il Pentagono di qualcosa che non sia l’efficienza relativa delle macchine per uccidere e il loro prezzo? Il ministro degli Interni può ben ragionare con il ministro e con i suoi consiglieri, e tutti insieme con i membri del consiglio delle grandi industrie. Ma è un ragionare incestuoso, perché sono tutti d’accordo sul punto fondamentale: il rafforzamento della struttura del potere costituito. Pensare di ragionare “dall’esterno” di questa struttura è ingenuo. Loro staranno a sentire solo nella misura in cui le voci si possono tradurre in voti, che forse potranno mettere sul cadreghino un altro gruppo della stessa struttura che ha lo stesso interesse di base.
È un argomento schiacciante. Beltolt Brecht osservava che viviamo in un tempo in cui parlare di un albero sembra un delitto, e da allora le cose sono peggiorate. Oggi sembra un crimine il solo parlare di cambiamenti, mentre la società si sta trasformando in un’istituzione di violenza, e in Asia sta compiendosi il genocidio iniziato con l’eliminazione degli indiani d’America. Il semplice potere di questa brutalità non è forse invulnerabile alle parole, pronunciate o scritte, che lo mettono sotto accusa? E le parole dirette contro chi pratica questo potere non sono forse le stesse che vengono usate in sua difesa? Vi è un livello a cui sembra giustificata anche l’azione assurda: l’azione infatti colpisce, anche se solo per un momento, l’universo chiuso dell’oppressione. Il sistema ha in sé il meccanismo dell’escalation e se non la si ferma in tempo essa accelera la controrivoluzione.
Eppure anche in questo sistema vi è un tempo per le parole e un tempo per l’azione, tempi scanditi (segnati) dallo schieramento concreto delle forze sociali. Dove manca l’azione rivoluzionaria di massa e la sinistra è tanto piú debole, le sue azioni devono autolimitarsi. Ciò che alla ribellione è imposto dalla repressione sempre piú dura e dalle forze distruttive sempre piú concentrate nelle mani della struttura di potere, deve diventare il terreno su cui ricomporsi e impostare le nuove analisi. Occorre sviluppare strategie adatte a combattere la controrivoluzione. Il risultato della lotta dipenderà in larga misura dalla capacità dei giovani, non di integrarsi né di escludersi dalla società, ma di imparare a ricomporsi dopo la sconfitta, a sviluppare una nuova razionalità insieme con la nuova sensibilità, a reggere il lungo processo educativo – indispensabile condizione per il passaggio a un’azione politica di vasta portata. La prossima rivoluzione terrà infatti occupate generazioni e generazioni, e la “crisi finale del capitalismo” potrà durare anche un secolo.
C. Bordoni e Alfredo De Paz, La critica
della società nel pensiero contemporaneo, G. D’Anna, Messina-Firenze, 19842, pagg. 180-181