Maritain, Persona e società

Per Maritain l’uomo, per il fatto stesso di essere persona, è aperto agli altri, comunica, desidera vivere in società.

 

J. Maritain, La personne humaine en général, in De Montreux à Paris. L’oeuvre de l’Internationale Syndacale Chrétienne 1934-1937, Confédération Internationale des Syndacats Chrétiens, Paris, 1937, La persona umana in generale, trad. it. G. Galeazzi, in J. Maritain, La persona umana e l’impegno nella storia, a cura di G. Galeazzi, La Locusta, Vicenza, 1979, pagg. 20-44

 

Ma la persona umana è aperta anche verso le altre persone umane. Per il solo fatto che io sia una persona e che dica io a me stesso, chiedo di comunicare con l’altro e con gli altri nell’ordine dell’intelligenza e dell’amore. Per la personalità è essenziale tendere verso la comunione.

Conviene insistere su questo punto che viene spesso trascurato, e cioè che la persona stessa chiede, in funzione della sua dignità come dei suoi bisogni, di essere membro di una società. Le società animali sono chiamate società o città solo in senso improprio. La società propriamente detta, la società umana, è una società di persone; se una città è degna del suo nome, si tratta di una città di persone umane.

Ma perché la persona chiede da sé di vivere in società? Lo chiede innanzitutto per via delle perfezioni stesse che le sono proprie e di quell’apertura verso le comunicazioni della conoscenza e dell’amore di cui abbiamo parlato ora e che esigono di entrare in relazione con altre persone. Il tipo assolutamente sovraeminente e trascendente della persona e della società lo troviamo proprio in Dio, nella società delle tre persone divine.

Inoltre la persona umana chiede la vita in società per i propri bisogni, per pervenire e alla piena vita e alla propria compiutezza; società temporale (società famigliare e società civile) se si tratta della vita terrena, società soprannaturale se si tratta della vita eterna. La società appare allora come dispensatrice per la persona delle condizioni di esistenza e di sviluppo di cui ha precisamente bisogno. Da sola la persona non può raggiungere la propria pienezza.

Non si tratta soltanto dei bisogni materiali, bisogno di pane, di vestito, di riparo, per i quali l’uomo deve ricevere l’aiuto del suo simile, ma si tratta anche e soprattutto dell’aiuto necessario per fare opera di ragione e di virtú, cosa che risponde al carattere specifico dell’essere umano; per raggiungere un certo grado di elevazione nella conoscenza come pure di perfezione della vita morale, l’uomo ha bisogno di una educazione e dell’aiuto dei suoi simili, in questo senso bisogna dare un grandissimo rigore alla parola di Aristotele: che l’uomo è per natura un animale politico; animale politico perché è un animale ragionevole, perché la ragione chiede di svilupparsi grazie all’educazione, all’insegnamento e al concorso degli altri uomini, e perché la società è cosí impegnata alla realizzazione della dignità umana.

 

Novecento filosofico e scientifico, a cura di A. Negri, Marzorati, Milano, 1991, vol. I, pag. 867