Maritain, Sul materialismo

Per Maritain i vari tipi di materialismo sono strumenti inadeguati di indagine sull’uomo. In genere essi si concludono o nella dissoluzione dell’anarchia, o nell’assoggettamento della persona al corpo sociale.

 

J. Maritain, La personne humaine en général, in De Montreux à Paris, L’oeuvre de l’Internationale Syndacale Chrétienne 1934-1937, Confédération Internationale des Syndacats Chrétiens, Paris, 1937, La persona umana in generale, trad. it. G. Galeazzi, in J. Maritain, La persona umana e l’impegno nella storia, a cura di G. Galeazzi, La Locusta, Vicenza, 1979, pagg. 20-44

 

Ora voltiamoci per un attimo verso i filosofi materialisti, verso le concezioni materialistiche del mondo e della vita. E chiediamoci che cosa avvenga alla persona in tali concezioni. Ma notiamolo bene e subito, quando si tratta di una filosofia morale o sociale di tipo materialistico, tre cose sono da distinguere in essa: i movimenti che nella realtà sospingono il filosofo e le aspirazioni alle quali in realtà ubbidisce; poi ciò che dice la sua filosofia stessa; infine ciò che essa fa, e i risultati che consegue.

Diciamo dunque che le filosofie materialistiche dell’uomo e della società tendono loro malgrado – voglio dire per via dei moventi reali e delle reali aspirazione dei loro sostenitori, i quali sono uomini – verso i valori morali e i beni propri della personalità, che essi desiderano confusamente senza riconoscerli. Per questo, nella pratica, tali dottrine possono agire sugli uomini solo invocando la giustizia, la libertà, i beni della persona.

Però in quanto dottrine cosa vedono, cosa sono capaci di vedere e di dire? Riconoscendo solo ciò che appartiene al mondo della materia, essendo cieche alle realtà dello spirito, vedono nell’uomo solo l’ombra della personalità vera, l’individualità materiale. Altro non ci possono dire dell’uomo. Pertanto ciò che fanno, i risultati che di fatto conseguono, sono il deterioramento della persona, e sia la sua dissoluzione nell’anarchia, sia – nella misura in cui vogliono fare una città – l’assoggettamento della persona intera al corpo sociale e il tiranneggiamento della stessa.

Posso indicare qui solo incidentalmente la critica che bisognerebbe fare alla filosofia materialistica della società considerata sotto tre forme principali; sotto forma di individualismo borghese, sotto forma di anti-individualismo comunista, sotto forma di anti-comunismo (e anti-individualismo) totalitario o dittatoriale. Questi tre tipi di dottrine disconoscono parimenti la persona umana e considerano al posto suo, volente o nolente, soltanto l’individuo materiale. È stato spesso notato che il liberalismo borghese, che pretende di fondare tutto sull’individuo preso come un piccolo dio e sui suoi desideri, sulla libertà assoluta della proprietà, del commercio e dei piaceri della vita, porta fatalmente allo statalismo. Se in effetti con tutto ciò si vuole costruire una città, sarà a patto che ognuno abbandoni la volontà propria al tutto sociale e alla volontà generale. L’uomo considerato nella sua individualità materiale, nell’ombra materiale della personalità, essendo solo una parte, non un tutto, come individuo si troverà in fin dei conti interamente annesso al tutto sociale e esisterà solo per esso. Oppure rifiuterà anarchicamente questo tutto, e ci sarà allora l’insurrezione delle parti contro il tutto di cui parlava un tempo Auguste Comte.

 

Novecento filosofico e scientifico, a cura di A. Negri, Marzorati, Milano, 1991, vol. I, pag. 869