Marx, Città e campagna

Marx individua nella separazione fra la città e la campagna la prima causa della divisione e della contrapposizione fra lavoro manuale e lavoro intellettuale.

 

K. Marx-F. Engels, L’ideologia tedesca, I

 

La piú grande divisione del lavoro materiale e intellettuale è la separazione di città e campagna. L’antagonismo tra città e campagna comincia col passaggio dalla barbarie alla civiltà, dall’organizzazione in tribú allo Stato, dalla località alla nazione, e si protrae attraverso tutta la storia della civiltà fino ai nostri giorni (l’Anti-Corn Law League). L’esistenza della città implica immediatamente la necessità dell’amministrazione, della polizia, delle imposte, ecc., in una parola dell’organizzazione comunale, e quindi della politica in genere. Apparve qui per la prima volta la divisione della popolazione in due grandi classi, che è fondata direttamente sulla divisione del lavoro e sugli strumenti di produzione. La città è già il fatto della concentrazione della popolazione, degli strumenti di produzione. La città è già il fatto della concentrazione della popolazione, degli strumenti di produzione, del capitale, dei godimenti, dei bisogni, mentre la campagna fa apparire proprio il fatto opposto, l’isolamento e la separazione. L’antagonismo fra città e campagna può esistere solo nell’ambito della proprietà privata. Esso è la piú crassa espressione della sussunzione dell’individuo sotto la divisione del lavoro, sotto una determinata attività che gli viene imposta; sussunzione che fa dell’uno il limitato animale cittadino, dell’altro il limitato animale campagnolo, e che rinnova quotidianamente l’antagonismo fra i loro interessi. Il lavoro è qui ancora una volta la cosa principale, il potere sopra gli individui, e fin tanto che questo esiste, deve esistere la proprietà privata.

 

K. Marx-F. Engels, L’ideologia tedesca, Editori Riuniti, Roma, 1972, pagg. 40-41