Marx, La lotta di classe e l’ascesa della borghesia

All’inizio del Manifesto Marx traccia una filosofia della storia che avrà un’enorme influenza sulla cultura dell’Ottocento e di questo secolo.

 

K. Marx-F. Engels, Manifesto del partito comunista

 

Uno spettro s’aggira per l’Europa: lo spettro del comunismo.

Tutte le potenze della vecchia Europa si sono alleate, per cacciarlo, in una santa crociata: il papa e lo Zar, Metternich e Guizot, radicali francesi e poliziotti tedeschi.

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La storia di ogni società finora esistita è storia di lotte di classi.

Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba, membri di corporazioni e garzoni, insomma oppressori e oppressi, sono stati sempre in reciproco antagonismo, conducendo una lotta senza fine, a volte nascosta, a volte dichiarata, che portò in ogni caso o a una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o alla totale rovina delle classi in competizione.

Nelle epoche piú antiche della storia scorgiamo quasi ovunque una struttura della società tutta secondo differenti strati, una graduazione articolata delle posizioni sociali. Nell’antica Roma abbiamo patrizi, cavalieri, plebei, schiavi; nel medioevo signori feudali, vassalli, membri di corporazioni, garzoni, servi della gleba, e inoltre in quasi ciascuna di queste classi ulteriori graduazioni particolari.

 

Marx, Opere, Newton Compton, Roma, 1974, pag. 355