La
liberazione dell’uomo non coincide affatto con la liberazione della coscienza
dalla religione. Essa deve avvenire nel mondo reale e con atti reali, che
coinvolgono lo stato dell’industria, dell’agricoltura, del commercio. Questo è
ciò che il “materialista pratico”, cioè il comunista, comprende.
K. Marx-F. Engels, L’ideologia tedesca, I
Naturalmente non ci daremo la pena d’illuminare i nostri sapienti filosofi sul fatto che la “liberazione” dell’“uomo” non è ancora avanzata di un passo quando essi abbiano risolto la filosofia, la teologia, la sostanza e tutta l’immondizia nell’“autocoscienza”, quando abbiano liberato l’“uomo” dal dominio di queste frasi, dalle quali non è mai stato asservito; che non è possibile attuare una liberazione reale se non nel mondo reale e con mezzi reali, che la schiavitú non si può abolire senza la macchina a vapore e la Mule-Jenny, né la servitú della gleba senza un’agricoltura migliorata, che in generale non si possono liberare gli uomini finché essi non sono in grado di procurarsi cibo e bevanda, abitazione e vestiario in qualità e quantità completa. La “liberazione” è un atto storico, non un atto ideale, ed è attuata da condizioni storiche, dallo stato dell’industria, del commercio, dell’agricoltura, delle relazioni.
[...] e in realtà per il materialista pratico, cioè per il comunista, si tratta di rivoluzionare il mondo esistente, di metter mano allo stato di cose incontrato e di trasformarlo.
K. Marx-F. Engels, L’ideologia tedesca, Editori
Riuniti, Roma, 1972, pagg. 14-15