Marx, MDM e DMD’

Marx presenta la distinzione tra “la forma immediata della circolazione delle merci” (MDM) e quella che si attua nella formazione del capitale (DMD’), in cui compare il plusvalore.

 

K. Marx, Il capitale

 

La forma immediata della circolazione delle merci è M-D-M: trasformazione di merce in denaro e ritrasformazione di denaro in merce, vendere per comprare. Ma accanto a questa forma, ne troviamo una seconda, specificamente differente, la forma D-M-D: trasformazione di denaro in merce e ritrasformazione di merce in denaro, comprare per vendere. Il denaro che nel suo movimento descrive quest’ultimo ciclo, si trasforma in capitale, diventa capitale, ed è già capitale per sua destinazione.

Consideriamo un po’ piú da vicino il ciclo D-M-D. Come la circolazione semplice delle merci, esso contiene due fasi antitetiche l’una all’altra. Nella prima fase, D-M, compera, il denaro viene trasformato in merce. Nella seconda fase, M-D, vendita, la merce viene ritrasformata in denaro. Ma l’unità delle due fasi è il movimento complessivo che scambia denaro contro merce, e questa stessa merce, a sua volta, contro denaro; che compera merce per venderla, ossia, se si trascurano le differenze formali fra compera e vendita, compera merce con il denaro e denaro con la merce. Il risultato nel quale si risolve tutto il processo è. scambio di denaro contro denaro, D-D. Se compero per cento lire sterline duemila libbre di cotone e rivendo le duemila libbre di cotone per centodieci lire sterline, in fin dei conti ho scambiato cento lire sterline contro centodieci lire sterline, denaro contro denaro.

Ora, è evidente, certo, che il processo di circolazione D-M-D sarebbe assurdo e senza sostanza se si volesse servirsene come d’una via indiretta per scambiare l’identico valore in denaro contro l’identico valore in denaro, dunque, p. es., cento lire sterline contro cento lire sterline. Rimarrebbe piú semplice e piú sicuro, senza paragone, il metodo del tesaurizzatore, che tiene strette le sue cento lire sterline e non le abbandona al pericolo della circolazione. D’altra parte, che il commerciante rivenda a centodieci lire sterline il cotone comperato a cento lire sterline o che sia costretto a liberarsene a cento o anche a cinquanta lire sterline, in ogni circostanza il suo denaro ha descritto un movimento peculiare e originale, di tipo del tutto differente che nella circolazione semplice delle merci, differente p. es. da quello che ha luogo fra le mani del contadino che vende grano e con il denaro cosí reso liquido compera vestiti. Quel che importa è in primo luogo di caratterizzare le distinzioni di forma fra i cicli D-M-D e M-D-M: cosí si avrà anche la distinzione di contenuto che sta in agguato dietro quelle distinzioni di forma.

Esaminiamo in primo luogo quel che è comune ad entrambe le forme.

Entrambi i cicli si suddividono nelle medesime fasi antitetiche: M-D, vendita, e D-M, compera. In ognuna delle due fasi stanno l’uno di contro all’altro i due medesimi elementi materiali, merce e denaro – e due personaggi nelle medesime maschere economiche caratteristiche, un compratore e un venditore. Ciascuno dei due cicli è l’unità delle medesime fasi antitetiche e, tutte e due le volte, questa unità è mediata dall’intervento di tre contraenti, uno dei quali non fa che vendere, l’altro non fa che comprare, mentre il terzo alternativamente compera e vende.

Ma quel che distingue a priori i due cicli M-D-M e D-M-D è l’ordine inverso delle identiche e antitetiche fasi del ciclo. La circolazione semplice delle merci comincia con la vendita e finisce con la compera; la circolazione del denaro come capitale comincia con la compera e finisce con la vendita. Là è la merce a costituire il punto di partenza e il punto conclusivo del movimento; qui è il denaro. Nella prima forma la circolazione complessiva è mediata dal denaro, nella seconda, viceversa, dalla merce.

Nella circolazione M-D-M il denaro viene trasformato, alla fine, in merce che serve come valore d’uso. Dunque il denaro è definitivamente speso. Nella forma inversa, D-M-D, invece, il compratore spende denaro per incassare denaro come venditore. Alla compera della merce egli getta denaro nella circolazione, per tornare a sottrarnelo a mezzo della vendita della stessa merce. Non lascia andare il denaro che con la perfida intenzione di tornarne in possesso. Il denaro viene quindi soltanto anticipato.

Nella forma M-D-M la medesima moneta cambia di posto due volte. Il venditore la riceve dal compratore, e la dà via in pagamento ad un altro venditore. Il processo complessivo, che comincia con l’incasso di denaro in cambio di merce, si conclude con la consegna di denaro in cambio di merce. All’inverso nella forma D-M-D. Qui non è la medesima moneta a cambiare di posto due volte, ma la medesima merce. Il compratore la ricevete dalle mani del venditore e la dà via in mano d’un altro compratore. Come nella circolazione semplice delle merci il duplice spostamento della stessa moneta opera il suo definitivo trapasso da una mano all’altra, cosí qui il duplice spostamento della medesima merce opera il riafflusso del denaro al suo primo punto di partenza.

Il riafflusso del denaro al suo punto di partenza non dipende dal fatto che la merce sia venduta piú cara di quanto sia stata comprata. Questa circostanza ha effetto solo sulla grandezza della somma di denaro che riaffluisce. Il fenomeno del riafflusso come tale ha luogo appena la merce comperata è rivenduta, e cosí il ciclo D-M-D è descritto completamente. E questa è una distinzione tangibile fra la circolazione del denaro come capitale e la circolazione del denaro come puro e semplice denaro.

Il ciclo M-D-M è percorso completamente appena la vendita d’una merce porta denaro, che a sua volta viene sottratto dalla compera d’altra merce. Se tuttavia si ha riafflusso del denaro al suo punto di partenza, è soltanto mediante il rinnovamento, ossia la ripartizione dell’intero percorso. Se vendo un quarter di grano per tre lire sterline e con queste tre lire sterline compero vestiti, per me le tre lire sterline sono spese definitivamente. Non ho piú niente a che fare con esse. Sono del commerciante di vestiti. Ma se io vendo un secondo quarter di grano, il denaro riaffluisce a me, però non in seguito alla prima transazione, ma soltanto in seguito alla ripetizione di essa. Appena io porto a termine la seconda transazione e faccio una nuova compera, esso si allontana di nuovo da me. Dunque nel ciclo M-D-M la spesa del denaro non ha niente a che vedere con il suo riafflusso; invece nel ciclo D-M-D il riafflusso del denaro è condizionato proprio dal modo col quale esso viene speso. Senza questo riafflusso l’operazione è fallita, ossia il processo è interrotto e non è ancora compiuto, perché manca la seconda fase di esso, la vendita che integra e conclude la compera.

Il ciclo M-D-M comincia da un estremo, che è una merce, e conclude con un estremo, che è un’altra merce, la quale esce dalla circolazione per finire nel consumo. Quindi il suo scopo finale è consumo, soddisfazione di bisogni, in una parola, valore d’uso. Il ciclo D-M-D comincia invece dall’estremo denaro e conclude ritornando allo stesso estremo. Il suo motivo propulsore e suo scopo determinante è quindi il valore stesso di scambio.

Nella circolazione semplice delle merci i due estremi hanno la stessa forma economica. Entrambi sono merce. E sono anche merci della stessa grandezza di valore. Ma sono valori d’uso qualitativamente differenti, p. es., grano e vestiti. Lo scambio dei prodotti, la permuta dei differenti materiali nei quali il lavoro sociale si presenta, costituisce qui il contenuto del movimento. Altrimenti stanno le cose nel ciclo D-M-D. A prima vista esso sembra senza contenuto, perché tautologico. Entrambi gli estremi hanno la stessa forma economica. Entrambi sono denaro, quindi non sono valori d’uso qualitativamente distinti, poiché il denaro è per l’appunto la figura trasformata delle merci, nella quale i loro valori d’uso particolari sono estinti. Scambiare prima cento lire sterline contro cotone e poi di nuovo lo stesso cotone contro cento lire sterline, dunque scambiare per una via indiretta denaro contro denaro, la stessa cosa contro la stessa cosa, sembra una operazione tanto inutile quanto assurda. Una somma di denaro si può distinguere da un’altra somma di denaro, in genere, soltanto mediante la sua grandezza. Dunque il processo D-M-D non deve il suo contenuto a nessuna distinzione qualitativa dei suoi estremi, poiché essi sono entrambi denaro, ma lo deve solamente alla loro differenza quantitativa. In fin dei conti, vien sottratto alla circolazione piú denaro di quanto ve ne sia stato gettato al momento iniziale. Il cotone comprato a cento lire sterline, p. es., viene venduto una seconda volta a lire sterline cento + dieci, ossia a centodieci lire sterline. La forma completa di questo processo è quindi D-M-D, dove D =  D, cioè è uguale alla somma di denaro originariamente anticipata, piú un incremento. Chiamo plusvalore (surplus value) questo incremento, ossia questa eccedenza sul valore originario. Quindi nella circolazione il valore originariamente anticipato non solo si conserva, ma in essa altera anche la propria grandezza di valore, aggiunge un plusvalore, ossia si valorizza. E questo movimento lo trasforma in capitale.

K. Marx, Il capitale, Editori Riuniti, Roma, 19645, l. I, pagg. 180-184