Karl
Marx (1818-1883) si era formato in ambiente hegeliano e i suoi primi studi
erano stati sulla filosofia del Diritto di Hegel. Egli, pur sottolineando che
il suo metodo è all'opposto, non esita a riconoscere il debito nei confronti
del maestro.
K.
Marx, Poscritto alla seconda edizione [1873] di Il capitale
Per il
suo fondamento, il mio metodo dialettico non solo è differente da quello
hegeliano, ma ne è anche direttamente l'opposto. Per Hegel il processo del
pensiero, che egli, sotto il nome di Idea, trasforma addirittura in soggetto
indipendente, è il demiurgo del reale, mentre il reale non è che il fenomeno
esterno del pensiero; per me, viceversa, l'elemento ideale non è altro che
l'elemento materiale trasferito e tradotto nel cervello degli uomini. [...]
Ho
criticato il lato mistificatore della dialettica hegeliana quasi trent'anni fa,
quando era ancora la moda del giorno. Ma proprio mentre elaboravo il primo
volume del Capitale i molesti, presuntuosi e mediocri epigoni che dominano
nella Germania cólta si compiacevano di trattare Hegel come ai tempi di Lessing
il bravo Moses Mendelssohn trattava Spinoza: come un “cane morto”. Perciò mi
sono professato apertamente scolaro di quel grande pensatore e ho perfino
civettato qua e là, nel capitolo sulla teoria del valore, con il modo di
esprimersi che gli è peculiare. La mistificazione alla quale soggiace la
dialettica nelle mani di Hegel non toglie in nessun modo che egli sia stato il
primo ad esporre ampiamente e consapevolmente le forme generali del movimento
della dialettica stessa. In lui essa è capovolta. Bisogna rovesciarla per
scoprire il nocciolo razionale entro il guscio mistico.
(K.
Marx, Il capitale, libro I, Editori Riuniti, Roma, 19645,
pagg. 44-45)