Mazzini, Noi crediamo

Dopo aver fatto un elogio della religione, Mazzini espone i punti principali del suo “credo”, che sta alla base della sua azione politica.

 

G. Mazzini, Fede e avvenire

 

Noi cademmo come partito politico. Dobbiamo risorgere come partito religioso.

L’elemento religioso è universale, immortale: universalizza e collega. Ogni grande rivoluzione ne serba impronta, e lo rivela nella propria origine o nel fine che si propone. Per esso si fonda l’associazione. Iniziatori d’un nuovo mondo, noi dobbiamo fondare l’unità morale, il cattolicismo Umanitario. E moviamo confortati dalla santa promessa di Gesú: cerchiamo il nuovo Evangelio del quale ei ci lasciò, poco prima di morire, la speranza immortale, e del quale l’Evangelio cristiano è il germe, come l’uomo è germe dell’Umanità. Sulla via fecondata da cinquanta generazioni di martiri, noi salutiamo con Lessing quell’immenso avvenire, la cui leva avrà a punto d’appoggio la Patria, per fine l’Umanità, quando i popoli stringeranno un Patto comune e definiranno fratelli la missione di ciascuno nel futuro, l’ufficio che spetta a ciascuno nell’associazione generale governata da una legge per tutti, da un Dio per tutti. Spetta a noi d’affrettare il momento in cui la campana a stormo dei popoli, la Rivoluzione, convocherà una Convenzione che sia un vero Concilio generale. La guerra nostra dev’essere quindi una santa crociata. Splenda Dio sulla nostra bandiera come sui nostri fati. Superiore a tutte le rovine del vecchio mondo s’innalzi un terreno sul quale i popoli possano ardere l’incenso della riconciliazione. E possa almeno ciascun di noi sapere che cosa rispondere a chi volesse chiederci: d’onde movete? in nome di chi predicate?

Ho udito sovente interrogazione siffatta. S’affermava piú volte intorno al nostro nucleo d’apostolato che mancava agli uomini della repubblica una origine filosofica, un principio incontrastabile, sorgente della loro credenza. Gli accusatori erano, giova notarlo, uomini che credono di avere una filosofia perché alcuni tra i loro seguaci hanno raccolto una collezione di filosofie – una religione, perché hanno preti – una dottrina politica, perché hanno birri e mitraglia. Pur nondimeno, l’accusa era raccolta da uomini di buona fede che notavano, costretti, nelle nostre file un difetto visibile d’unità, di sintesi d’armonia, un vuoto di credenze religiose da non potersi facilmente conciliare col fine sociale ed essenzialmente religioso dichiarato ogni tanto dai repubblicani.

Or noi possiamo rispondere:

Veniamo in nome di Dio e dell’Umanità.

Noi crediamo in un Dio solo, autore di quanto esiste, Pensiero vivente, assoluto, del quale il nostro mondo è raggio e l’Universo una incarnazione.

Crediamo in un’unica Legge generale, immutabile, che costituisce il nostro modo d’esistere, abbraccia ogni serie di fenomeni possibili, esercita continua un’azione sull’universo e su quanto vi si comprende, cosí nel suo aspetto fisico come nel morale.

Ogni legge esigendo un fine da raggiungersi, crediamo nello sviluppo progressivo, in ogni cosa esistente, delle facoltà e delle forze, che sono facoltà in moto, verso quel fine ignoto, senza il quale la legge sarebbe inutile e l’esistenza inintelligibile.

E dacché ogni legge ha interpretazione e verificazione nel proprio soggetto, noi crediamo nell’Umanità, ente collettivo e continuo, nel quale si compendia l’intera serie ascendente delle creazioni organiche e si manifesta piú che altrove il pensiero di Dio sulla terra, siccome unico interprete della Legge.

Crediamo che l’armonia tra il soggetto e la legge essendo condizione d’ogni esistenza normale, fine noto e immediato di tutti gli sforzi è lo stabilimento piú sempre compiuto e sicuro di quell’armonia, mercè la scoperta della legge e l’immedesimarsi del soggetto in essa.

Crediamo nell’Associazione, che non è se non la credenza attiva in un solo Dio, in una sola Legge e in un solo Fine, come nel solo mezzo posseduto da noi per tradurre il Vero in realtà, come in metodo del Progresso, come nella sola via esistente di perfezionamento, cosí che al piú alto grado possibile di progresso umano debba corrispondere la piú vasta formola possibile d’associazione, conquistata e applicata.

Crediamo quindi nella Santa Alleanza dei Popoli, come quella ch’è la piú vasta formola d’associazione possibile nell’Epoca nostra – nella libertà e nell’eguaglianza dei popoli, senza le quali non ha vita associazione vera – nella nazionalità, ch’è la coscienza dei popoli e che assegnando ad essi la loro parte di lavoro nell’associazione, il loro ufficio nell’Umanità, costituisce la loro missione sulla terra, cioè la loro individualità, senza la quale non è possibile libertà, né eguaglianza – nella santa Patria, culla della nazionalità, altare e lavoreria per gli individui che compongono ciascun popolo.

 

Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, l97l, vol. XX, pagg. 356-357