McLuhan, Il Medium è il messaggio

Siccome “il Medium è il messaggio”, le varie forme di moralismo e di censura risultano inadeguate, perché separano la forma (il Medium) dal contenuto (il messaggio che si ritiene sia necessario censurare).

 

M. McLuhan, Gli strumenti del comunicare, Il Saggiatore, Milano, 1967, pagg. 31-33

 

Molti registi dicono che l’immagine televisiva, in confronto al fotogramma cinematografico, è a “bassa definizione” in quanto presenta pochi particolari e scarse informazioni, come il disegno a contorno della “vignetta”, del fumetto. Un primo piano della TV fornisce informazioni quanto una piccola parte di un campo lungo sullo schermo cinematografico. Non essendosi resi conto di questo aspetto fondamentale dell’immagine televisiva, i critici contenutistici hanno detto molte sciocchezze sulla “violenza della TV”. I portavoce delle opinioni censorie sono in genere individui semi-alfabeti a orientamento libresco che non sanno nulla della grammatica del giornale, della radio e del cinema, ma guardano bieco e con sospetto tutti i media che non siano il libro. La domanda piú semplice su un qualunque aspetto psichico di un medium, libro compreso, li vede annaspare nell’incertezza. E confondono la veemenza della proiezione di un unico atteggiamento isolato con la vigilanza morale. Se poi si rendessero conto che in tutti i casi “il medium è il messaggio”, cioè la fonte prima degli effetti, anziché cercare di controllare il “contenuto”, proporrebbero la soppressione dei media in quanto tali. Il fatto che oggi presumano che sia il contenuto o la programmazione ciò che influenza la visuale e l’azione è un derivato del libro, e della netta scissione tra forma e contenuto.

 

Novecento filosofico e scientifico, a cura di A. Negri, Marzorati, Milano, 1991, vol. V, pag. 560