Sulla linea dell’utilitarismo
di Bentham, Mill propone in questo brano una variazione del calcolo morale dei
piaceri. I piaceri e i dolori hanno diversa qualità e non differiscono
semplicemente per quantità. Questo significa ripensare il calcolo morale avendo
gli addendi peso qualitativo diverso.
Quando si tratta di valutare i piaceri, è assurdo considerare in essi
soltanto la quantità e non la qualità. È un fatto indiscutibile che
coloro i quali conoscono e apprezzano due specie di maniere di vita danno la
preferenza a quella tra esse che impegna le loro facoltà più elevate. Sono
poche le creature umane che accetterebbero d'esser mutate in animali inferiori
se si promettesse loro il godimento più pieno dei piaceri delle bestie; nessun
uomo intelligente consentirebbe a diventare imbecille, nessuna persona istruita
a diventare ignorante, nessuna persona di cuore e di coscienza a diventare
egoista, anche se loro si dimostra che un'imbecille, un'ignorante, l'egoista
sono più soddisfatti della loro sorte. Un essere dotato di facoltà elevate
esige di più per essere felice, soffre più intensamente, e in certi punti è
stato più accessibile alla sofferenza che non un essere di tipo inferiore. E
tuttavia un tale essere non potrà mai realmente desiderare di cadere in un tipo
d'esistenza inferiore.
Vale meglio essere un uomo infelice che un maiale soddisfatto: vale
meglio essere Socrate infelice che uno stupido soddisfatto. E se lo stupido, o
il maiale, sono di diversa opinione, ciò si deve al fatto che essi conoscono
soltanto un lato della questione.
La morale utilitaristica riconosce negli esseri umani il potere di
sacrificare il loro più grande bene per il bene degli altri. Essa rifiuta
soltanto di ammettere che il sacrificio sia un bene per se stesso. Un
sacrificio che non aumenti, o non tenda ad aumentare, la somma totale della
felicità, lo considera come inutile. La sola rinuncia che essa approva è la
devozione alla felicità, o ad alcunché che serva alla felicità, degli altri:
sia dell'umanità collettiva mente, sia degli individui, nei limiti imposti
dagli interessi collettivi dell'umanità.
[John Stuart Mill, Utilitarismo]