Contro le
tenebre, che hanno paura di una statua (i cattolici che protestavano per
l’erezione della statua a Giordano Bruno in Piazza dei Fiori a Roma, voluta dal
governo Crispi) e contro tutti i pessimisti, Jakob Moleschott propone
l’ottimismo del progresso, capace di trasformare le coscienze e di modificare
la realtà e per renderla sempre di piú a misura d’uomo.
J. Moleschott, Discorso letto nella grande
aula della R. Università di Roma il giorno 3 novembre 1887, per la solenne
inaugurazione degli studi ( pag. 11)
L’uomo misura l’universo, e misurando se stesso, la velocità del pensiero e del suo volere, trova la correlazione fra tutte le parti. Egli sa di misurare per se medesimo, poiché misura coi propri sensi, e nei rapporti fra questi e il mondo, in relazioni necessariamente collegate, ei riconosce l’assoluto umano.
Convergendo le misure da ogni lato ad un’unica meta, si scopre l’unità della scienza, per la quale esiste un nome che tutto abbraccia, ed è quello di antropologia.
L’antropologia esamina la natura dell’uomo, la coltura dell’uomo, i suoi diritti, i suoi errori, la sua poesia, il suo ideale.
Ora il suo ideale, che necessariamente va elevandosi colla cognizione che l’uomo acquista di se medesimo, consiste in quell’armonico sviluppo della specie che contempla tutti i fattori della sua indole, le funzioni, le passioni, le aspirazioni; armonia che quanto piú l’individuo ne sa appropriarsi, tanto piú trasforma l’uomo in un’opera d’arte, tanto piú gli dà facoltà e diritto di ammirare ed amare il titolo di uomo, perché nelle radici della sua natura egli trova i frutti del buono e del bello. L’antropologia abbraccia l’etica, e l’estetica, e la storia.
La speranza conforta l’ideale in un tempo che comprese la trasformazione delle forze e quella delle forme, perché dentro il concetto della conservazione della forza i singoli fenomeni e le manifestazioni dell’indole umana possono perfezionarsi sino agli ultimi limiti. Contro tal ideale, contro tale speranza non prevarranno le tenebre dell’ignoranza, non prevarranno gli scoramenti del pessimismo. Le tenebre hanno paura di una statua, ed il pessimismo non ha altro coraggio se non quello della disperazione. Ma il poeta disse bene: colui che dispera, ha torto. Ora chi non dispera lavora, e chi lavora porta nella propria coscienza il frutto il guiderdone delle sue fatiche.
Grande Antologia filosofica, Marzorati, Milano, 1976, vol. XXIV, pagg.
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