Montaigne suggerisce
all’educatore di favorire nell’educando la curiosità verso tutto ciò che ci
circonda, perché il nostro mondo deve essere il libro di ogni scolaro. Le
grandi diversità che si trovano in esso ci devono insegnare a riconoscere la
nostra debolezza di giudizio e ad essere umili.
M. E. de Montaigne, Saggi,
a cura di I. Plattard, pagg. 22-26
Dalla pratica degli uomini il
giudizio umano ricava una meravigliosa chiarezza, giacché noi siamo costretti e
ripiegati in noi stessi, ed abbiamo la vista raccorciata alla lunghezza del
nostro naso. A chi gli domandava di dov’era, Socrate non rispondeva: “d’Atene”;
ma “del mondo”. Egli, che aveva un’immaginazione semplicissima ma estesissima
abbracciava l’universo come la sua città, offriva le sue conoscenze, la sua
compagnia e i suoi affetti a tutto il genere umano; non come noi, che guardiamo
solo ai nostri piedi... Colui che si rappresenta come in un quadro la grande
immagine di nostra madre natura nella sua intera maestà, che legge sul suo viso
una cosí generale e costante varietà, che all’interno di essa considera non
solo se stesso, ma il mondo tutto come un tratto di una linea sottilissima:
colui soltanto può valutare le cose secondo la loro vera dimensione.
Questo grande mondo, che alcuni
moltiplicano ancora come specie sotto un genere, è lo specchio dove dobbiamo
contemplarci per conoscerci in modo veramente giusto, esso dev’essere anche il
libro del mio scolaro. Una tale varietà di temperamenti, di sette, di giudizi,
di opinioni, di leggi e di costumi ci insegna a giudicare saggiamente i nostri,
e insegna al nostro giudizio a riconoscere la sua imperfezione e la sua
naturale debolezza; il che è un non lieve tirocinio. Tanti sconvolgimenti di
governi e mutamenti della pubblica fortuna ci ammoniscono a non fare gran caso
della nostra. Tanti nomi, tante vittorie e conquiste, sepolte sotto l’oblio,
rendono ridicola la speranza di eternare il nostro nome per la cattura di dieci
arcieri a cavallo e di una bicocca conosciuta solo per la sua caduta.
L’orgoglio e la fierezza di tante pompe straniere, la tronfia maestà di tante
corti e grandezze, ci rafforzano pienamente la vista, in modo da poter
sostenere lo splendore delle nostre senza batter ciglio. Tante migliaia di uomini
sepolti prima di noi ci incoraggiano a non temere di andare a raggiungere una
cosí buona compagnia nell’altro mondo.
Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1968, vol.
XI, pagg. 290-291