Con estrema chiarezza Montesquieu
sintetizza in questa pagina la sua teoria della divisione dei poteri che sta
alla base della moderna concezione dello stato di diritto.
Ch.-L. de Montesquieu, Lo
spirito delle leggi, XI, 6
In ogni stato esistono tre tipi
di potere: il potere legislativo, il potere esecutivo delle cose dipendenti dal
diritto delle genti e il potere esecutivo delle cose dipendenti dal diritto
civile.
In forza del primo, il principe o
il magistrato fa leggi, aventi una durata limitata o illimitata, e corregge o
abroga quelle già fatte. In forza del secondo, fa la pace o la guerra, invia o
riceve ambasciate, garantisce la sicurezza, previene le invasioni. In forza del
terzo, punisce i delitti o giudica le cause fra privati. Chiameremo
quest'ultimo il potere di giudicare, e l'altro semplicemente il potere
esecutivo dello stato.
La libertà politica in un
cittadino è quella tranquillità di spirito che deriva dalla persuasione che
ciascuno ha della propria sicurezza; perché si goda di tale libertà, bisogna
che il governo sia in condizione di liberare ogni cittadino dal timore degli
altri.
Quando in una stessa persona, o
nello stesso corpo di magistrati, il potere legislativo è unito al potere
esecutivo, non c'è piú libertà; perché sussiste il legittimo sospetto che lo
stesso monarca o lo stesso senato possa fare leggi tiranniche per poi
tirannicamente farle eseguire.
Cosí non c'è piú libertà se il
potere di giudicare non è separato dal potere legislativo e dall'esecutivo.
Infatti se fosse unito al potere legislativo, ci sarebbe una potestà arbitraria
sulla vita e la libertà dei cittadini, in quanto il giudice sarebbe
legislatore. Se poi fosse unito al potere esecutivo, il giudice potrebbe avere
la forza d'un oppressore.
Tutto sarebbe perduto infine, se
lo stesso uomo o lo stesso corpo dei governanti, dei nobili o del popolo,
esercitasse insieme i tre poteri: quello di fare leggi, quello di eseguire le
pubbliche risoluzioni e quello di giudicare i delitti o le cause fra privati.
Nella maggior parte dei regni
europei, il governo è moderato perché il principe, che detiene i due primi
poteri, lascia ai suoi sudditi l'esercizio del terzo. Presso i Turchi, dove i
tre poteri sono riuniti nelle mani del sultano, il regno è uno spaventoso
dispotismo. [...]
Non sta a me giudicare se gli
Inglesi godano attualmente di questa libertà o no. Mi basta affermare ch'essa è
sancita dalle loro leggi e non mi curo d'altro.
(Grande Antologia Filosofica,
Marzorati, Milano, 1968, vol. XIV, pagg. 508-509)