MARCEL, POLISEMIA DEL VERBO CREDERE


Dobbiamo stare in guardia, contro una certa confusione generata dal linguaggio comune: il verbo credere è impiegato quotidianamente nei modi più indeterminati e vaghi. Può voler dire semplicemente: io presumo o: mi sembra. In questo registro, credere appare come semplicemente più flebile, più incerto che essere convinto. Ma se noi vogliamo pervenire a questo proposito a pensieri più distinti, allora dobbiamo concentrare la nostra attenzione non sul fatto di credere, ma su quello di credere in. Qui è l’idea di credito che ci può guidare. Aprire un credito a … in ciò mi sembra consistere l’operazione veramente costitutiva della credenza in quanto tale. Certo noi non ci dobbiamo qui fissare sull’aspetto materiale che quest’operazione presenta nel mondo degli affari o del denaro; una banca che concede un credito ad un cliente, mette a sua disposizione una certa somma con la speranza che questa somma gli sarà restituita in un certo tempo e con un certo beneficio di interesse. E quindi è convenuto tra la banca e il cliente un patto secondo il quale, se questa restituzione non avrà luogo secondo le condizioni previste, sarà diritto della banca assumere le misure necessarie contro il debitore. […] Se io credo in, ciò vuol dire che metto me stesso a disposizione."

 

(G. Marcel).