MONTESQUIEU, DEL GOVERNO REPUBBLICANO E DELLE LEGGI RELATIVE ALLA DEMOCRAZIA

Quando, nella repubblica, il popolo in corpo ha il potere sovrano, ci troviamo in una democrazia. Quando il potere sovrano è nelle mani di una parte del popolo, questa situazione si chiama aristocrazia. Il popolo nella democrazia è, sotto certi aspetti, il monarca. sotto certi altri è il suddito. Non può essere monarca se non per i suoi suffragi che sono la sua volontà. La volontà del sovrano è il sovrano stesso. Le leggi che stabiliscono il diritto di voto sono dunque fondamentali in questo governo. Infatti, stabilire come, da parte di chi e su che cosa devono essere dati i suffragi, è altrettanto importante che, in una monarchia, sapere chi è il monarca e in qual modo deve governare (...).

È essenziale fissare il numero dei cittadini che devono formare le assemblee; senza di che si potrebbe non sapere se ha parlato il popolo o solamente una parte del popolo. A Sparta si richiedevano diecimila cittadini. A Roma, nata piccola per,arrivare -alla grandezza; a Roma, destinata a conoscere tutte le vicissitudini della sorte; a Roma, che aveva talvolta quasi tutti i suoi cittadini fuori le mura e talvolta tutta l'Italia e una parte della terra entro le mura, questo numero non era stato fissato, e fu questa una delle cause principali della sua rovina. Il popolo che detiene il potere sovrano deve fare direttamente tutto quello che è in grado di fare bene; e quello che non è in grado di fare bene, è necessario che lo faccia per mezzo dei suoi ministri. I ministri non sono suoi se non è lui che li nomina: è dunque un principio fondamentale di questo governo che il popolo nomini i suoi ministri, vale a dire i suoi magistrati. Al pari dei monarchi, ed anche di più, ha bisogno di essere guidato da un consiglio, o senato. Ma perché il popolo vi abbia fiducia, bisogna che ne elegga i membri; sia che li scelga lui stesso, come in Atene, sia che li scelga per mezzo di qualche magistrato stabilito per eleggerli, come si praticava a Roma in alcune occasioni.

(…) Come la maggior parte dei cittadini, che hanno sufficiente capacità per eleggere, ma non ne hanno abbastanza per essere eletti, così il popolo, che ha abbastanza capacità per farsi render conto dell'amministrazione altrui. non è adatto ad amministrare da sé. Bisogna che gli affari vadano avanti, e che vadano avanti in un certo modo, né troppo lento né troppo veloce. Ma il popolo ha sempre troppa attività, o troppo poca. Talvolta con centomila braccia rovescia tutto, talaltra, con centomila piedi, non avanza che come un insetto. Nello Stato popolare, si divide il popolo in date classi. E appunto nel modo di fare questa divisione che si sono segnalati i grandi legislatori; e da questa sono sempre dipese la durata della democrazia e la sua prosperità.

(…) Come la divisione di coloro che hanno diritto di voto è, nella repubblica, una legge fondamentale, così la maniera di darlo è un'altra legge fondamentale. Il suffragio a sorte è proprio della natura della democrazia, il suffragio a scelta lo è di quella dell'aristocrazia. La sorte è un modo d. eleggere che non affligge nessuno; lascia a ciascun cittadino una ragionevole speranza di servire la patria. Tuttavia, essendo di per sé un sistema difettoso, i grandi legislatori hanno cercato di sempre meglio regolarlo e correggerlo.

(…) La legge che fissa le modalità del suffragio è un'altra legge fondamentale della democrazia. È un gran problema se i suffragi debbano essere pubblici o segreti. Cicerone scrive che le leggi che li resero segreti negli ultimi tempi della repubblica romana, furono una delle cause principali della sua caduta. Siccome ciò si pratica diversamente in differenti repubbliche, ecco, credo, quello che conviene pensarne. Non v'è dubbio che quando il popolo dà suffragi, questi devono essere pubblici, e ciò deve essere considerato una legge fondamentale nella democrazia. Bisogna che il basso popolo sia illuminato dai principali cittadini, e tenuto a freno dalla serietà di alcuni personaggi. Fu così che nella repubblica romana, col rendere segreti i suffragi, si rovinò tutto: non fu più possibile illuminare una plebaglia che andava perdendosi. Ma quando in un'aristocrazia il corpo dei nobili dà suffragi, o, in una democrazia il senato, siccome non si tratta in tal caso che d'impedire i brogli, i suffragi non potrebbero essere mai troppo segreti. Il broglio è pericoloso in un senato; è pericoloso in un corpo di nobili: non lo è nel popolo, la cui natura è di agire per passione. Negli Stati in cui non ha parte al governo, si scalderà per un attore, come lo avrebbe fatto per gli affari. La disgrazia, in una repubblica, è quando non ci sono più brogli; e ciò avviene quando il popolo è stato corrotto col denaro: si raffredda, si affeziona all'oro, ma non si affeziona più agli affari: senza preoccuparsi del governo e di quello che vi si propone, aspetta tranquillamente il suo salario. Un'altra legge fondamentale della democrazia è che solo il popolo faccia le leggi. Vi sono tuttavia mille occasioni in cui è necessario che il senato possa deliberare; spesso anche conviene mettere in prova una legge prima di stabilirla. La costituzione di Roma e quella di Atene erano saggissime. I decreti del senato avevano forza di legge per un anno; non divenivano perpetui che per volontà del popolo.

(Montesquieu, “Lo spirito delle leggi”, II, cap. 2)