Come le democrazie vanno in rovina quando il popolo spoglia delle loro funzioni il senato, i magistrati e i giudici, così le monarchie si corrompono quando a poco a poco vi vengono soppresse le prerogative degli ordini e i privilegi delle città. Nel primo caso si va al dispotismo di tutti, nell'altro al dispotismo di uno solo. La monarchia va in rovina quando un principe crede di mostrare meglio il proprio potere mutando l'ordine delle cose piuttosto che seguendolo; quando toglie le funzioni che spettano naturalmente agli uni per darle arbitrariamente ad altri, e quando è più innamorato delle sue fantasie che delle sue volontà. La monarchia va in rovina quando il principe, avocando tutto unicamente a se stesso, restringe lo Stato alla sua capitale, la capitale della corte, e la sua corte alla sua sola persona. Infine, essa va in rovina quando un principe disconosce la sua autorità, la sua posizione, l'amore dei suoi popoli; e quando non si rende ben conto che un monarca deve giudicarsi al sicuro come un despota deve reputarsi in pericolo.
(Montesquieu, “Lo spirito delle leggi”, VIII, cap. 6)