MARX, contro l'hegelismo
Se io, dalle mele, pere, fragole, mandorle - reali - mi formo la rappresentazione generale «frutto», se vado oltre e immagino che il «frutto» - la mia rappresentazione astratta, ricavata dalle frutta reali - sia un'essenza esistente fuori di me, sia anzi l'essenza vera della pera, della mela, ecc., io dichiaro - con espressione speculativa - che «il frutto» è la «sostanza» della pera, della mela, della mandorla ecc. Io dico quindi che per la pera non è essenziale essere pera, che per la mela non è essenziale essere mela. L'essenziale, in queste cose, non sarebbe la loro esistenza reale, sensibilmente intuibile, ma l'essenza che io ho astratto da esse e ad esse ho attribuito.
[...] (L'hegeliano) vede nella mela la stessa cosa che nella pera, e nella pera la stessa cosa che nella mandorla, cioè «il frutto». Le particolari frutta reali non valgono piú che come frutta parventi, la cui vera essenza è «la sostanza».
[...] Questo avviene, risponde il filosofo speculativo, perché «il frutto» non è un'essenza morta, indistinta, immobile, ma un'essenza vivente, auto-distinguentesi, in moto... Le diverse frutta profane sono estrinsecazioni vitali diverse dell'«unico frutto», sono cristallizzazioni che «il frutto» stesso forma. Il filosofo... ha compiuto un miracolo, ha prodotto dall'essere intellettuale irreale «il frutto», gli esseri naturali reali, la mela, la pera, ecc.; cioè, dal suo proprio intelletto astratto - che egli si rappresenta come un soggetto assoluto esistente fuori di sé - ... ha creato queste frutta...
[...] Se si muove dalle dottrine del materialismo sulla bontà originaria degli uomini e sulla loro eguale capacità intellettuale, sull'onnipotenza dell'esperienza, dell'abitudine, dell'educazione, sull'influsso delle circostanze esterne sull'uomo, sulla grande importanza dell'industria, sul diritto al godimento, ecc., non occorre una grande acutezza per cogliere la connessione necessaria del materialismo con il comunismo e il socialismo.
(K. Marx, La sacra famiglia)