Merleau-Ponty, non v'è distinzione tra anima e corpo, nè tra uomo e realtà

 

Nella rappresentazione delle relazioni fra l'anima e il corpo non possiamo accettare alcun modello materialista, ma neppure alcun modello spiritualista. Lo spirito non utilizza il corpo, ma si fa attraverso di lui trasferendolo interamente fuori dello spazio fisico. La distinzione tanto frequente fra psichico e somatico ha il suo posto in patologia, ma non può servire alla conoscenza dell'uomo normale, ossia integrato, perché in lui i processi somatici non si svolgono isolatamente e sono inseriti in un ciclo d'azione piú ampio. Non si tratta di due ordini di fatti l'uno esterno all'altro, ma di due tipi di rapporto di cui il secondo integra il primo. Non è dunque possibile parlare del corpo e della vita in generale, ma soltanto del corpo animale e della vita animale, del corpo umano e della vita umana; e il corpo del soggetto normale, pur che non lo si recida dai cicli spazio-temporali di condotta di cui è portatore, non è distinto dallo psichico. E lo spirito non è una differenza specifica che si aggiungerebbe all'essere vitale o psichico facendone un uomo. L'apparizione della ragione e dello spirito non lascia intatta in lui una sfera di istinti chiusa in se stessa. «Se l'uomo avesse i sensi di un animale non avrebbe la ragione» (Herder). L'uomo non può mai essere un animale: la sua vita è sempre piú o meno integrata di quella di un animale. Ma se i pretesi istinti dell'uomo non esistono a parte dalla dialettica spirituale, correlativamente questa dialettica non è concepibile fuori delle situazioni concrete in cui s'incarna.

 

(M. Merleau-Ponty, La struttura del comportamento)