Nietzsche, L’eccesso di storia è negativo

Contro lo storicismo, che Nietzsche considera una malattia spirituale, vi sono due medicine: l’antistorico e il sovrastorico. Egli poi ricorda che la vita deve dominare sulla coscienza.

 

F. Nietzsche, Considerazioni inattuali, II, Utilità e danno della storia per la vita

 

L’eccesso di storia ha intaccato la forza plastica della vita, essa non è piú capace di servirsi del passato come di un robusto nutrimento. Il male è terribile, e nondimeno, se la gioventú non avesse il dono chiaroveggente della natura, nessuno saprebbe che esso è un male e che si è perduto un paradiso di salute. Ma questa stessa gioventú indovina anche col salutare istinto della natura stessa come questo paradiso si possa riconquistare; essa conosce gli unguenti e le medicine contro la malattia storica, contro l’eccesso dell’elemento storico: come si chiamano?

Non ci si stupisca, si chiamano con nomi di veleni: i rimedi contro l’elemento storico si chiamano – l’antistorico e il sovrastorico. Con questi nomi ritorniamo all’inizio della nostra trattazione e alla sua serenità.

Con il termine “l’antistorico” designo la forza e l’arte di poter dimenticare e di rinchiudersi in un orizzonte limitato; “sovrastoriche” chiamo le potenze che distolgono lo sguardo dal divenire, volgendolo a ciò che dà all’esistenza il carattere dell’eterno e dell’immutabile, all’arte e alla religione. La scienza – è essa infatti che parlerebbe di veleni – in quella forza, in queste potenze vede potenze e forze avverse: essa reputa infatti vera e giusta, ossia una considerazione scientifica, solo la considerazione delle cose che vede dappertutto un divenuto, un elemento storico, e in nessun luogo un ente, un eterno. Allo stesso modo che essa vive in intima contraddizione con le forze eternizzanti dell’arte e della religione, cosí essa odia l’oblio, la morte del sapere, come pure cerca di eliminare tutte le delimitazioni dell’orizzonte e getta l’uomo in quel mare infinito e illimitato di onde luminose, nel mare del divenire conosciuto.

Almeno vi potesse vivere! Allo stesso modo che per un terremoto le città crollano, si spopolano e l’uomo costruisce solo tremando e di nascosto la sua casa su un suolo vulcanico, cosí anche la vita si abbatte su se stessa, diventando debole e scoraggiata, se il terremoto di idee che la scienza provoca toglie all’uomo il fondamento di tutta la sua sicurezza e la sua pace, la fede in ciò che perdura ed è eterno. Ma la vita deve dominare sulla conoscenza, sulla scienza, oppure la conoscenza deve dominare sulla vita? Quale delle due forze è la piú alta e la decisiva? Nessuno può dubitarne: la vita è il potere piú alto, dominante, poiché una conoscenza che distruggesse la vita distruggerebbe nel contempo se stessa.

 

Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1976, vol. XXV, pagg. 102-103