Un brano nel quale Nietzsche spiega perché l'insegnamento cristiano del sacrificio fa sempre meno presa sull'uomo moderno.
"46. La fede, come la esige e non di rado l'ha ottenuta il primo cristianesimo, in mezzo a un mondo scettico e incredulo alla maniera meridionale, il quale aveva dietro e dentro di sé una lotta secolare di scuole filosofiche, compresa l'educazione alla tolleranza impartita dall'imperium Romanum - questa fede non era quella fede, rozza e arcigna, da gente sottomessa, con cui, per esempio, un Lutero o un Cromwell o qualsiasi altro nordico barbaro dello spirito stanno attaccati a Dio e al cristianesimo; era piuttosto già quella fede di Pascal che assomiglia tremendamente a un continuo suicidio della ragione - di una ragione tenace, longeva, vermiforme, che non si lascia uccidere in una volta sola e con un sol colpo. La fede cristiana è fin da principio sacrificio: sacrificio di ogni libertà, di ogni orgoglio, di ogni autocoscienza dello spirito, e al tempo stesso asservimento e dileggio di se stessi, autoumiliazione. C'è della crudeltà e un atteggiamento religioso fenicio in questa fede che è richiesta da una coscienza infrollita, multiforme e dai molti vizi: il suo presupposto è che la sottomissione provoca un dolore indescrivibile, che l'intero passato e tutte quante le consuetudini di un tale spirito recalcitrano a questo absurdissimum, sotto la forma del quale la "fede" gli si approssima. Gli uomini moderni, con la loro ottusità per ogni nomeclatura cristiana, non sono più allo stesso modo sensibili all'aspetto tremendamente eccelso, che per un gusto antico risiedeva nella paradossalità della formola "Dio in croce". [...] L'"illuminismo" suscita la rivolta: lo schiavo, infatti, vuole l'incondizionato, comprende solo il tirannico, anche nella morale, ama, così come odia, senza sfumature, sino all'imo, sino al dolore, sino alla malattia; - la sua molta sofferenza nascosta si leva contro il nobile gusto, che sembra negare la sofferenza. Lo scetticismo di fronte al dolore, che in fondo non è se non un atteggiamento della morale aristocratica ha contribuito non poco alla nascita dell'ultima grande rivolta degli schiavi, il cui inizio risale alla rivoluzione francese."
(F. Nietzsche, Al di là del bene e del male, edizione Adelphi, pag. 54, versione di Ferruccio Masini)