Pur
riconoscendo i limiti della filosofia dei Greci, Origene le attribuisce un
ruolo importante: da un lato come mezzo per “integrare” il cristianesimo e
dall’altro come mezzo per avvicinare alla fede.
fonti diverse
a) Insufficienza del pensiero greco (Contra Celsum, I, 2)
Dai
suoi [di Celso] detti bisogna dedurre per la difesa delle verità cristiane che,
se qualcuno formato alle discipline greche ed esercitato in esse passerà a noi,
egli non solo giudicherà vere le cose che crediamo, ma le raffermerà con il
peso delle ragioni e aggiungerà quello che appare mancante, affinché secondo il
metodo e le leggi delle scuole greche possano essere dimostrate. Ma aggiungo
che la dottrina cristiana può essere dimostrata con una sua propria ragione.
Divina è questa ragione, e la dialettica dei Greci non può nemmeno paragonarsi
ad essa. Essa consiste, insegna l’Apostolo (Prima epistola ai Corinzi,
II, 4), nella dimostrazione dello Spirito e della Potenza. Lo Spirito per le
profezie, la cui perspicuità ed evidenza può persuadere ogni lettore a credere
quelle cose che si riferiscono a Cristo; la Potenza per i miracoli, di fronte
ai quali la forza e il dominio della produzione si trova presso i cristiani.
b) Difesa della filosofia (Contra Celsum, I, 15)
L’Apostolo
non dice in assoluto che la sapienza è stoltezza presso Dio, ma la sapienza di
questo mondo. Né dice in assoluto: se qualcuno sembra essere sapiente tra voi
diventi stolto, ma diventi stolto in questo mondo, affinché sia sapiente.
Diciamo dunque sapienza di questo mondo quella filosofia che è tutta piena di
false opinioni e che secondo le Scritture si rende inutile e superflua.
Né chiamiamo assolutamente stoltezza quella buona, ma quella con cui uno sembra
stolto a questo mondo; in questo senso un platonico, che ammette l’anima
immortale e crede che essa passi da un corpo all’altro, lo diremmo stolto nei
confronti degli stoici, dei peripatetici e degli epicurei; degli stoici, che
mettono in ridicolo queste dottrine; dei peripatetici, che deridono le
profondità di Platone; degli epicurei infine, per i quali sono superstiziosi
coloro che ammettono la provvidenza e prepongono Dio a tutte le cose. Inoltre
anche secondo la nostra dottrina è meglio essere persuasi dalla ragione e dalla
sapienza che dalla semplice fede.
c) La sintesi di fede e di filosofia (Epistola ad Gregorium)
Io
vorrei che tu con tutte le forze della tua buona indole ti dedicassi alla
dottrina cristiana come ad una missione; per conseguire tale scopo desidererei
che tu adoperassi, come aiuto dalla filosofia dei Greci, quelle discipline che
sono enciclopediche e come un preludio al cristianesimo; e inoltre dalla
geometria e dalla astronomia tutte quelle nozioni che sono utili alla
interpretazione delle Sacre Scritture, in modo che quanto
insegnano i filosofi sulla geometria, sulla musica, sulla grammatica, sulla
retorica e sull’astronomia come aiutanti della filosofia, noi lo diciamo della
filosofia nei confronti del cristianesimo.
(Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano,
1966, vol. V, pagg. 88-89)