Del poema di Parmenide Sulla natura possediamo circa 150
versi, che costituiscono uno dei testi piú importanti della storia della
filosofia, e anche uno dei piú difficili da interpretare. I versi che ci sono
pervenuti sono il frutto di una molteplicità di frammenti, uniti da un paziente
e delicato lavoro di ricomposizione. Essi ci offrono un’idea abbastanza precisa
della parte iniziale e centrale dell’opera. Si tratta di un “viaggio” verso la
sapienza compiuto dal filosofo, il prescelto dagli dèi. Secondo
l’interpretazione tradizionale, che sembra coincidere con l’interpretazione
data dagli stessi discepoli di Parmenide, nel poema sono indicate due vie, fra
loro opposte: quella della Verità e quella dell’opinione. Secondo le ultime interpretazioni
invece si tratterebbe di tre vie, come riferisce G. Reale: “La prima via è
quella della Verità, la seconda è quella dell’opinione errata dei mortali, la
terza sarebbe [...] la via che cerca di riguadagnare i fenomeni nell’ottica
dell’Essere”, cioè che cerca di restituire al divenire una forma di realtà
(Parmenide, Poema sulla natura, a cura di G.
Reale e L. Ruggiu, Rusconi, Milano, 1991, pag. 11).
Frr. 28 B 1-19 DK (fonti diverse)
Proemio del Poema
Fr. 1 (Sesto Empirico, Contro i
matematici, VII, 111 e segg.)
1 Le
cavalle che mi portano fin dove il mio desiderio vuol giungere,
2 mi
accompagnarono, dopo che mi ebbero condotto e mi ebbero posto sulla via che
dice molte cose,
3 che
appartiene alla divinità e che porta per tutti i luoghi l’uomo che sa.
4 Là
fui portato. Infatti, là mi portarono accorte cavalle tirando il mio carro, e
fanciulle indicavano la via.
5 L’asse
dei mozzi mandava un sibilo acuto,
6 infiammandosi
– in quanto era premuto da due rotanti
7 cerchi
da una parte e dall’altra –, quando affrettavano il corso nell’accompagnarmi,
8 le
fanciulle Figlie del Sole, dopo aver lasciato le case della Notte,
9 verso
la luce, togliendosi con le mani i veli dal capo.
10 Là è la porta dei
sentieri della Notte e del Giorno,
11 con ai due estremi un
architrave e una soglia di pietra;
12 e la porta, eretta
nell’etere, è rinchiusa da grandi battenti.
13 Di questi, Giustizia, che
molto punisce, tiene le chiavi che aprono e chiudono.
14 Le fanciulle, allora,
rivolgendole soavi parole,
15 con accortezza la
persuasero, affinché, per loro, la sbarra del chiavistello
16 senza indugiare togliesse
dalla porta. E questa, subito aprendosi,
17 produsse una vasta apertura
dei battenti, facendo ruotare
18 nei cardini, in senso
inverso, i bronzei assi
19 fissati con chiodi e con
borchie. Di là, subito, attraverso la porta,
20 diritto per la strada
maestra le fanciulle guidarono carro e cavalle.
21 E la Dea di buon animo mi
accolse, e con la sua mano la mia mano destra
22 prese, e incominciò a
parlare cosí e mi disse:
23 “O giovane, tu che, compagno
di immortali guidatrici,
24 con le cavalle che ti
portano giungi alla nostra dimora,
25 rallegrati, poiché non
un’infausta sorte ti ha condotto a percorrere
26 questo cammino – infatti esso
è fuori dalla via battuta dagli uomini –,
27 ma legge divina e giustizia.
Bisogna che tu tutto apprenda:
28 e il solido cuore della
Verità ben rotonda
29 e le opinioni dei mortali,
nelle quali non c’è una vera certezza.
30 Eppure anche questo imparerai:
come le cose che appaiono
31 bisognava che veramente
fossero, essendo tutte in ogni senso”.
Prima parte. L’Essere e la Verità
Fr. 2 (Proclo, Commento al Timeo, I, 345, 18-27)
1 Orbene,
io ti dirò – e tu ascolta e ricevi la mia parola –
2 quali
sono le vie di ricerca che sole si possono pensare:
3 l’una
che “è” e che non è possibile che non sia
4 – è
il sentiero della Persuasione, perché tien dietro alla Verità –
5 l’altra
che “non è” e che è necessario che non sia.
6 E io
ti dico che questo è un sentiero su cui nulla si apprende.
7 Infatti,
non potresti conoscere ciò che non è, perché non è cosa fattibile,
8 né
potresti esprimerlo.
Fr. 3 (Clemente Alessandrino, Stromata, II, 440,
12)
<...>
Infatti lo stesso è pensare ed essere.
Fr. 4 (Clemente Alessandrino, Stromata, V, 15)
1 Considera
come cose che pur sono assenti, alla mente siano saldamente presenti;
2 infatti
non potrai recidere l’essere dal suo essere congiunto con l’essere,
3 né
come disperso dappertutto in ogni senso nel cosmo,
4 né come
raccolto insieme.
Fr. 5 (Proclo, Commento al Parmenide, 708, 16-17)
1 Indifferente
è per me
2 il
punto da cui devo prendere le mosse; là, infatti, nuovamente dovrò fare
ritorno.
Fr. 6 (Simplicio, Commento alla Fisica, 117,
4-13; 86, 27-28)
1 È
necessario il dire e il pensare che l’essere sia: infatti l’essere è,
2 il
nulla non è: queste cose ti esorto a considerare.
3 E
dunque da questa prima via di ricerca ti tengo lontano,
4 ma,
poi, anche da quella su cui i mortali che nulla sanno
5 vanno
errando, uomini a due teste: infatti, è l’incertezza
6 che
nei loro petti guida una dissennata mente. Costoro sono trascinati,
7 sordi
e ciechi ad un tempo, sbalorditi, razza di uomini senza giudizio,
8 dai
quali essere e non-essere sono considerati la medesima cosa
9 e non
la medesima cosa, e perciò di tutte le cose c’è un cammino che è reversibile.
Fr. 7 (Platone, Sofista, 237 a, 258 d; Sesto
Empirico, Contro i matematici, VII 111 e 114)
1 Infatti, questo non potrà mai
imporsi: che siano le cose che non sono!
2 Ma tu da questa via di ricerca
allontana il pensiero,
3 né l’abitudine, nata da numerose
esperienze, su questa via ti forzi
4 a muovere l’occhio che non vede,
l’orecchio che rimbomba
5 e la lingua, ma con la ragione
giudica la prova molto discussa
6 che da me ti è stata fornita.
Fr. 8 (Simplicio, Commento alla Fisica, e altre
fonti)
1 Resta
solo un discorso della via:
2 che “è”. Su questa via ci sono
segni indicatori
3 assai numerosi: l’essere è
ingenerato e imperituro,
4 infatti è un intero nel suo
insieme, immobile e senza fine.
5 Né una volta era, né sarà, perché è
ora insieme tutto quanto,
6 uno, continuo. Quale origine,
infatti, cercherai di esso?
7 Come e da dove sarebbe cresciuto?
Dal non-essere non ti concedo
8 né di dirlo né di pensarlo, perché
non è possibile né dire né pensare
9 che non è. Quale necessità lo
avrebbe mai costretto
10 a
nascere, dopo o prima, se derivasse dal nulla?
11 Perciò
è necessario che sia per intero, o che non sia per nulla.
12 E
neppure dall’essere concederà la forza di una certezza
13 che
nasca qualcosa che sia accanto ad esso. Per questa ragione né il nascere
14 né il
perire concesse a lui la Giustizia, sciogliendolo dalle catene,
15 ma
saldamente lo tiene. La decisione intorno a tali cose sta in questo:
16 “è” o
“non è”. Si è quindi deciso, come è necessario,
17 che
una via si deve lasciare, in quanto è impensabile e inesprimibile, perché non
del vero
18 è la
via, e invece che l’altra è, ed è vera.
19 E come
l’essere potrebbe esistere nel futuro? E come potrebbe essere nato?
20 Infatti,
se nacque, non è; e neppure esso è, se mai dovrà essere in futuro.
21 Cosí
la nascita si spegne e la morte rimane ignorata.
22 E
neppure è divisibile, perché tutto intero è uguale;
23 né c’è
da qualche parte un di piú che possa impedirgli di essere unito,
24 né c’è
un di meno, ma tutto intero è pieno di essere.
25 Perciò
è tutto intero continuo: l’essere, infatti, si stringe con l’essere.
26 Ma
immobile, nei limiti di grandi legami
27 è
senza un principio e senza una fine, poiché nascita e morte
28 sono
state cacciate lontane e le respinse una vera certezza.
29 E
rimanendo identico e nell’identico, in sé medesimo giace,
30 e in
questo modo rimane là saldo. Infatti, Necessità inflessibile
31 lo tiene
nei legami del limite, che lo rinserra tutt’intorno,
32 poiché
è stabilito che l’essere non sia senza compimento:
33 infatti
non manca di nulla; se, invece, lo fosse, mancherebbe di tutto.
34 Lo
stesso è il pensare e ciò a causa del quale è il pensiero,
35 perché
senza l’essere nel quale è espresso,
36 non
troverai il pensare. Infatti, nient’altro o è o sarà
37 all’infuori
dell’essere, poiché la Sorte lo ha vincolato
38 ad
essere un intero e immobile. Per esso saranno nomi tutte
39 quelle
cose che hanno stabilito i mortali, convinti che fossero vere:
40 nascere
e perire, essere e non-essere,
41 cambiare
luogo e mutare luminoso colore.
42 Inoltre,
poiché c’è un limite estremo, esso è compiuto
43 da
ogni parte, simile a massa di ben rotonda sfera,
44 a
partire dal centro uguale in ogni parte: infatti, né in qualche modo piú grande
45 né in
qualche modo piú piccolo è necessario che sia, da una parte o da un’altra.
46 Né,
infatti, c’è un non-essere che gli possa impedire di giungere
47 all’uguale,
né è possibile che l’essere sia dell’essere
48 piú da
una parte e meno dall’altra, perché è un tutto inviolabile.
49 Infatti,
uguale da ogni parte, in modo uguale sta nei suoi confini.
Seconda parte. L’opinione della Verità
Fr. 8 (Simplicio, Commento alla Fisica, e altre
fonti)
50 Qui
pongo termine al discorso che si accompagna a certezza e al pensiero
51 intorno
alla Verità; da questo punto le opinioni mortali
52 devi
apprendere, ascoltando l’ordine seducente delle mie parole.
53 Infatti,
essi stabilirono di dar nome a due forme
54 l’unità
delle quali per loro non è necessaria: in questo essi si sono ingannati.
55 Le
giudicarono opposte nelle loro strutture, e stabilirono i segni che le
distinguono,
56 separatamente
gli uni dagli altri: da un lato, posero l’etereo fuoco della fiamma,
57 che è
benigno, molto leggero, a sé medesimo da ogni parte identico,
58 e
rispetto all’altro, invece, non identico; dall’altro lato, posero anche l’altro
per se stesso,
59 come
opposto, notte oscura, di struttura densa e pesante.
60 Questo
ordinamento del mondo, veritiero in tutto, compiutamente ti espongo,
61 cosí
che nessuna convinzione dei mortali potrà fuorviarti.
Fr. 9 (Simplicio, Commento alla Fisica, 180,
9-12)
1 E poiché tutte le cose sono state
denominate luce e notte,
2 e le cose che corrispondono alla
loro forza sono attribuite a queste cose o a quelle,
3 tutto è pieno ugualmente di luce e
di notte oscura,
4 uguali ambedue, perché con nessuna
delle due c’è il nulla.
Fr. 10 (Clemente Alessandrino, Stromata, V, 138,
1)
1 Tu conoscerai la natura dell’etere,
e nell’etere tutte quante
2 le stelle, e della pura lampada del
sole lucente
3 le invisibili opere e donde ebbero
origine,
4 e apprenderai le azioni e le
vicende della luna errabonda dall’occhio rotondo
5 e la sua natura; e conoscerai
altresí il cielo che tutto circonda,
6 donde ebbe origine, e come la
Necessità lo guidò e costrinse
7 a tenere fermi i confini degli
astri.
Fr. 11 (Simplicio, Commento al De Caelo, 559,
22-25)
1 <...>
come la terra il Sole e la Luna
2 e l’etere tutto avvolgente e la
lattea via del cielo e l’Olimpo
3 estremo e l’ardente forza degli
astri ebbero impulso a formarsi.
Fr. 12 (Simplicio, Commento alla Fisica, 39,
14-16 e 31, 13-17)
1 Le corone piú strette furono
riempite di fuoco non mescolato,
2 quelle che seguono ad esse furono
riempite di notte, ma in esse si immette una parte di fuoco;
3 nel mezzo di queste sta una
Divinità che tutto governa:
4 dovunque, infatti, essa presiede al
doloroso parto e alla congiunzione,
5 spingendo la femmina ad unirsi col
maschio, e, all’inverso, di nuovo,
6 il maschio con la femmina.
Fr. 13 (Platone, Simposio, 178 b)
E
primo di tutti gli dèi pensò Eros
Fr. 14 (Plutarco, Contro Colotoe, 15 1116 A)
Splendente
di notte di luce che le proviene da altro, errante intorno alla terra.
Fr. 15 (Plutarco, La faccia della luna, 929 B)
<...>
sempre guardando ai raggi del sole.
Fr. 15a (Scolio a Basilio di Cesarea, 25)
<...>
ha radici nell’acqua.
Fr. 16 (Aristotele, Metafisica, 1009 b 21)
1 Come,
infatti, ogni volta ha luogo la mescolanza nelle membra dai molteplici
movimenti,
2 cosí
negli uomini si dispone la mente. Infatti è sempre il medesimo
3 ciò
che negli uomini pensa la natura delle membra,
4 in
tutti e in ciascuno. Il pieno, infatti, è pensiero.
Fr. 17 (Galeno, In Hippocratis libros Epidemiarum)
<...>
a destra i maschi, a sinistra le femmine <...>
Fr. 18 (Celio Aureliano, Tardarum vel chronicarum
passionum libri V, IV, 9, 134-135)
1 Quando
la donna e l’uomo mescolano insieme i semi di Venere,
2 e la
forza che si forma nelle vene da sangue diverso
3 plasma
corpi ben costituiti, si conserva il giusto equilibrio.
4 Infatti,
se, mescolatosi il seme, le forze entrano in lotta
5 e nel
corpo che deriva dalla mescolanza non formano una unità, crudeli
6 tormenteranno
il sesso che nasce col duplice seme.
Fr. 19 (Simplicio, Commento al De Caelo, 558,
9-11)
1 In
questo modo secondo l’apparire queste cose sono nate e ora sono
2 e in
seguito cresceranno e poi finiranno;
3 ad
esse gli uomini hanno posto un nome, per ciascuna come un segno distintivo.
(Parmenide, Poema sulla natura, a cura di G.
Reale e L. Ruggiu, Rusconi, Milano, 1991, pagg. 85-119)