Pascal precisa la differenza fra
il Dio della ragione, che sta a fondamento del deismo (religione razionale), e
il Dio cristiano, che si pone in un rapporto dialettico fra il nostro essere capax Dei e la nostra
corruzione morale. I “Pensieri” sono
indicati secondo l’enumerazione data dall’edizione Serini e dall’edizione
Brunschwicg.
B. Pascal, Pensieri S. 114, B. 556
114. Fondandosi su ciò, costoro si dànno a bestemmiare la religione cristiana, perché la conoscono male. Immaginano che consista semplicemente nell’adorazione di un Dio concepito come grande, possente ed eterno: mentre questo è propriamente il deismo, tanto lontano da essa quasi quanto l’ateismo, che le è affatto contrario. E ne traggon motivo per concludere che la religione cristiana non è vera, perché non vedono che tutte le cose concorrono a stabilire questo punto: che Dio non si manifesta agli uomini con tutta l’evidenza che gli sarebbe possibile.
Ma ne deducano pure quel che vogliono contro il deismo,
nulla potranno inferirne contro la religione cristiana: la quale consiste
propriamente nel mistero del Redentore, che, unendo in sé le due nature, la
umana e la divina, ha liberato gli uomini dalla corruzione del peccato per
riconciliarli con Dio nella sua persona divina.
Essa insegna, dunque, agli uomini queste due verità
insieme: che c’è un Dio, di cui essi son capaci, e che c’è nella natura una
corruzione che li rende indegni di lui. Importa egualmente agli uomini
conoscere l’una e l’altra di queste due verità; ed è parimente pericoloso
conoscere Dio senza la propria miseria o la propria miseria senza il Redentore
che può sanarla. Una sola di queste conoscenze produce o la superbia dei
filosofi, che han conosciuto Dio ma non la nostra miseria, o la disperazione
degli atei, che conoscono la nostra miseria, ma non il Redentore.
B. Pascal, Pensieri, a cura di P. Serini, Einaudi,
Torino, 1967, pagg. 43–44