Périer, La conversione di Pascal e l'invenzione della cicloide

Gilberte Périer è la sorella minore di Pascal e ospitò nella propria casa di Parigi il fratello nell'ultimo periodo della sua vita (dalla fine di giugno al 19 agosto 1662). Gilberte ha scritto una biografia di Pascal che è espressione non solo di amore fraterno, ma addirittura di devozione assoluta. Le pagine di Gilberte non propongono quindi il Pascal storico (la descrizione dell'invenzione della cicloide ha del paradossale), ma possono aiutare a capire come intorno alla figura di Pascal ben presto sia fiorito il mito.

 

G. Périer, Vita di Blaise Pascal

 

Fu in quel tempo, all'età di ventitré anni, che avendo visto l'esperienza di Torricelli scoprí in seguito ed eseguí l'altra, che si chiama l'esperienza del vuoto, la quale prova chiaramente che tutti gli effetti fino a quel momento attribuiti al vuoto sono causati dalla pesantezza dell'aria. Questa occupazione fu l'ultima che trattenne il suo spirito per le scienze umane, e benché abbia inventato la cicloide in seguito, ciò non contraddice quanto dico: poiché la trovò senza pensarvi e in un modo che fa ben credere che non vi si applicava affatto, come dirò a suo tempo. Immediatamente dopo e quando non aveva ancora ventiquattro anni, la Provvidenza di Dio avendo suscitato una occasione che lo obbligò a leggere dei libri di pietà, Dio lo illuminò in modo tale con questa santa lettura che egli comprese perfettamente come la religione cristiana ci obbliga a vivere solamente per Dio e a non avere altro oggetto al di fuori di lui. E questa Verità gli parve cosí evidente, cosí necessaria e cosí utile che essa mise fine a tutte le sue ricerche. Di modo che da quel momento rinunciò a tutte le altre conoscenze per applicarsi all'unica cosa che Gesú Cristo chiama necessaria.

La recrudescenza dei mali di mio fratello cominciò con il mal di denti che gli tolse completamente il sonno. Ma in qual modo uno spirito come il suo avrebbe potuto stare sveglio e non pensare a niente? È per questo che proprio durante le insonnie, cosí frequenti e affaticanti, gli balenarono una volta alcuni pensieri sulla cicloide. La prima idea fu seguita da una seconda e la seconda da una terza; e infine da una moltitudine di pensieri succedentisi gli uni agli altri. Essi si rivelarono, quasi suo malgrado, la dimostrazione della cicloide, del che fu egli stesso sorpreso. Ma poiché da molto tempo aveva rinunciato a tutte queste cose, non pensò minimamente a scrivere nulla. Tuttavia, avendone parlato a una persona verso la quale era tenuto a ogni sorta di deferenza, sia per rispetto ai suoi meriti sia per riconoscenza dell'affetto di cui costui lo onorava, questa persona concepí intorno a questa scoperta un progetto che concerneva solo la gloria di Dio, e incoraggiò mio fratello a scrivere tutto quello che gli era balenato nello spirito, e a farlo stampare.

È incredibile con quale rapidità fissò tutto ciò sulla carta; non faceva altro che scrivere finché la sua mano poteva andare, ed ebbe finito in pochissimi giorni. Non teneva nessuna copia ma dava i fogli a mano a mano che li componeva. Si stampava anche un'altra cosa sua che egli licenziava allo stesso modo a mano a mano che la componeva e in questo modo forniva agli stampatori due opere diverse. Non era troppo per il suo intelletto, ma il suo corpo non poté resistere, poiché fu questo l'ultimo sforzo che terminò di rovinare interamente la sua salute e che lo ridusse in quello stato di cosí grande afflizione di cui abbiamo detto, di non poter nulla inghiottire.

 

(in B. Pascal, Frammenti, Rizzoli, Milano, 1983, vol. II, pag. 1061, 1077-1078)