La segretezza della scuola
pitagorica, che faceva discutere già gli antichi e che ne rendeva di difficile
comprensione le dottrine – solo in parte riservate agli iniziati –, finí ai
tempi di Platone. Cosí racconta Giamblico di Calcide, filosofo del III-IV
secolo d.C., autore di una Silloge (raccolta) in dieci libri delle dottrine pitagoriche.
Fr. 14 A 17 DK (Giamblico, Vita
pitagorica, 199)
S’ammira anche la cura che ebbero a tener segrete le loro dottrine. Perché in tante generazioni fino a Filolao nessuno conobbe memorie di Pitagorici: fu Filolao il primo a divulgare i tre libri famosi, di cui si dice che furono acquistati per cento mine da Dione siracusano per incarico di Platone, quando Filolao si trovò in dura e grave povertà. Filolao faceva parte della setta dei Pitagorici, e per questo aveva potuto avere i libri.
(I Presocratici, Laterza,
Bari, 19904, pag. 130)