Karl Max
Planck (1858-1947), fondatore della moderna fisica quantistica, epistemologo, è
stato fra i primi a porsi il problema del rapporto tra la fisica classica e la
nuova fisica quantistica. Sulla delicata questione del determinismo egli
afferma che se dall’esterno il mondo appare come legato da un rapporto di
causa, da un punto di vista interno, soggettivo, la volontà appare libera.
Quindi c’è il determinismo per il passato e la libertà per il futuro.
M. Planck, La conoscenza del mondo fisico,
trad. di E. Persico e A. Gamba, Boringhieri, Torino, 1964, pagg. 326-327
Secondo il risultato delle nostre ricerche, l'opposizione fra una rigorosa causalità e il libero arbitrio è soltanto una difficoltà apparente che si basa sulla formulazione del problema. Quindi la risposta alla domanda se la volontà sia legata o no alla causalità, suona in modo diverso secondo il punto di partenza che si è scelto per la considerazione. Da un punto di vista esterno, oggettivo, la volontà è legata causalmente; da un punto di vista interno, soggettivo, la volontà è libera. In altre parole: una volontà esterna è legata causalmente, e ogni azione volontaria di un altro uomo si può – almeno in linea di principio, e quando si abbia una conoscenza sufficientemente precisa delle condizioni iniziali – determinare come conseguenza necessaria in tutte le sue particolarità per mezzo della legge di causalità. Quanto questo programma possa essere portato avanti, è soltanto una questione di intelligenza dell'osservatore. A1 contrario, la propria volontà è comprensibile causalmente soltanto per le azioni passate, ma è libera per quanto riguarda le azioni future. È impossibile dedurre il comportamento futuro razionalmente dalle circostanze presenti e dagli influssi dell'ambiente, anche da parte di una intelligenza superiore [...].
Le nostre considerazioni ci hanno condotto ad affermare che la trattazione causale vien meno proprio nel punto in cui sarebbe piú importante per la nostra vita. Nessuna scienza, nessuna autoconoscenza ci spiega come dobbiamo comportarci in una data situazione. Qui noi abbiamo bisogno di un'altra guida, di una guida che non si basi sulla nostra intelligenza, ma che agisca direttamente sulla nostra volontà, facendoci vedere in ogni situazione la direzione da seguire per le nostre azioni. Qui, a colmare il vuoto lasciato dalla scienza, si presenta come completamento necessario l'etica. Essa aggiunge al “sei costretto” causale il “devi” morale; essa pone accanto alla pura conoscenza il giudizio, che è estraneo a ogni considerazione scientifica causale.
Novecento filosofico e scientifico, a cura di A. Negri, Marzorati, Milano, 1991,
vol. IV, pagg. 851-852