Il Menone č un dialogo “aporetico”, in cui
la ricerca non porta a un risultato conclusivo. L’argomento in discussione č la
virtú e la sua insegnabilitŕ. L’interlocutore principale di Socrate č Menone,
discepolo del sofista Gorgia. Avendo Socrate posto la domanda: “Che cosa č?”,
il confronto si orienta verso la ricerca di una sola risposta, che si deve
concretizzare nella individuazione di una “forma” (eîdos), cioč di una
Idea. Come č noto, Socrate č il protagonista di tutti i dialoghi di Platone.
Tranne che nei dialoghi giovanili (detti anche “socratici”) dove molto
probabilmente č riportato il pensiero del maestro, Platone utilizza il
personaggio Socrate per esprimere il suo proprio pensiero.
Menone, 71 d-73 c
1 [71 d] Socrate [...] Ma di’ tu, in nome degli dči, Menone, cosa sia virtú! Parla, non dirmi di no; sarň felice del mio errore, se mi dimostri che voi, tu e Gorgia, sapete in che consiste la virtú, a me, che pur sostenevo di non avere mai incontrato persona che lo sapesse.
2 Menone – Non ci vuol niente, Socrate! Innanzi tutto se vuoi la virtú dell'uomo, č facile dire che questa č la virtú dell'uomo: essere capace di svolgere attivitŕ politica, e svolgendola fare il bene degli amici, danno ai nemici, stando attenti a non ricevere danno noi stessi. Se, invece, vuoi la virtú della donna, non č difficile dimostrare che il suo dovere consiste nell’amministrare bene la casa, conservandone i beni e restando fedele al marito. E cosí altra č la virtú del fanciullo, a seconda che sia femmina o maschio, altra quella di un vecchio, a seconda che sia libero o schiavo. [72 a] E altre infinite virtú ci sono, onde non v'č imbarazzo a dire in che consista la virtú. Per ciascuna attivitŕ ed etŕ e per ciascun atto vi č una propria virtú, sí come credo vi sia un vizio, Socrate. Socrate – Quale mai fortuna sembra mi sia toccata, Menone! Andavo cercando una sola virtú, ed ecco che grazie a te giŕ ne trovo uno sciame. E, o [b] Menone, se proprio prendendo questa immagine dello sciame io ti domando: l’essenza, qual č? mi risponderai che di api ce n’č molte e di molti tipi. Ma se ti domando ancora: “E perché le api sono molte e di molti tipi e diverse tra loro? perché sono api? O differiscono tra di loro solo per bellezza, grandezza e cosí via?”. Dimmi, come risponderesti a simile domanda? Menone – Che in quanto api non differiscono l’una dall’altra. Socrate E se [c] poi ti domando: “Dimmi, Menone, che cosa č ciň per cui le api non differiscono fra loro, onde sono tutte api? Cosa č questo?”. Sai rispondermi? Menone – Sicuro!
3 Socrate – Lo stesso si ripeta per le virtú: anche se molte e di molti tipi, in tutte ha da esservi una sola forma, per cui sono virtú, e su tale forma bisogna tener gli occhi fissi, attentamente, perché la risposta alla domanda sia corretta e faccia esattamente comprendere in che consiste [d] la virtú. Capisci, no, quello che voglio dire? Menone – Credo di capire; ma non afferro ancora, come vorrei, il senso della domanda. Socrate – Ma č solo relativamente alla virtú che tu ritieni di poter distinguere tante virtú diverse, cioč che una č la virtú dell’uomo, altra quella della donna? oppure che la salute, ovunque essa sia, ha sempre la stessa forma, [e] sia nell’uomo sia in qualsiasi altro essere? Menone – A me sembra che una e sola sia la salute e nell’uomo e nella donna. Socrate – E anche la grandezza e la forza?, per cui se una donna č forte sarŕ forte per la stessa forma di forza? e dicendo “stessa”, intendo dire questo: che la forza in quanto forza č sempre la stessa, sia nell’uomo sia nella donna. O ti sembra che siano forze diverse? Menone – No! Socrate – E la virtú in quanto virtú differirŕ a seconda [73 a] che sia nel fanciullo o nel vecchio, nella donna o nell’uomo? Menone – Non mi sembra, Socrate, che qui si tratti di un caso simile a quelli di prima. Socrate – Ma come! non hai detto or ora che la virtú dell’uomo consiste nel sapere amministrare la casa? Menone – Sí. Socrate – Ma sapere amministrare uno stato, una casa, in una parola la capacitŕ di amministrare, non consiste nel farlo con saggezza e [b] giustizia? Menone – Evidentemente! Socrate – E chi amministra saggiamente e giustamente, non amministra forse con giustizia e saggezza? Menone – Necessariamente. Socrate – Ma, dunque, tanto l’uomo quanto la donna, per essere virtuosi, hanno ambedue bisogno delle stesse cose, della giustizia e della saggezza. Menone – Evidente. Socrate – Giŕ, ma allora il fanciullo e il vecchio se sono sregolati e ingiusti possono essere virtuosi? Menone – Evidentemente no! Socrate – E se sono saggi e giusti? Menone – Sí. Socrate – Gli [c] uomini tutti sono, dunque, virtuosi in uno stesso modo, ché tali divengono solo in quanto posseggono le medesime doti. Menone – Sembra. Socrate – Né sarebbero virtuosi nello stesso modo se non possedessero la stessa virtú. Menone – Senza dubbio no!
(Platone, Opere, vol. I, Laterza, Bari, 1967, pagg. 1255-1257)