Il progetto politico di Platone: uno
Stato ordinato, governato dai filosofi, nel quale ognuno realizza le sue
inclinazioni naturali, può sembrare incredibile, in termini moderni una utopia. Però, se l’utopia non è un
sogno, ma un progetto, un “ideale” – anche se certamente molto difficile da
realizzare –, allora non è impossibile. Platone credeva nella realizzazione di
uno Stato governato secondo le norme della sapienza filosofica, e lo dimostrò
durante tutta la sua vita: fece ripetuti viaggi in Sicilia allo scopo di
convincere i tiranni di Siracusa a mettere in pratica il suo programma
politico; ma i risultati, come egli stesso ammette nella Settima Lettera,
furono fallimentari.
Repubblica, 502 a-c
[502 a] [...] – Ammettiamo
pure, feci io, che essi siano convinti di questo. Ma potrà uno contestare
quest’altro punto, che cioè da re o signori non possano nascere figlioli con
naturale disposizione alla filosofia? – Nessuno, rispose. – E può uno dire che,
anche se nati con questa disposizione, devono necessariamente essere corrotti?
Anche noi riconosciamo che è difficile che si salvino, ma c’è chi oserà [b]
sostenere che nell’intero corso del tempo tra tutti non se ne salvi mai nemmeno
uno? – E come? – Certo che, continuai, se ce n’è anche uno solo e dispone di
uno stato obbediente, sarà capace di realizzare tutto ciò che ora è
incredibile. – Sí, capace, rispose. – Se, ripresi, un uomo di governo impone
quelle leggi e quelle forme di vita che abbiamo descritte, non è certamente impossibile
che i cittadini consentano a osservarle. – No, assolutamente. – Ma è strano e
impossibile che anche per gli altri valgano le norme che valgono per noi? –
Credo di no, [c] disse. – Ebbene, che si tratti di norme ottime, sempre
che realizzabili, l’abbiamo dimostrato esaurientemente, credo, nella
discussione di prima. – Sí, in modo esauriente. – Ora, come sembra, possiamo
concludere che le nostre norme legislative sono ottime, se realizzabili; ma
difficili a realizzare, per quanto non impossibili. – Possiamo concludere
proprio cosí, rispose.
(Platone, Opere, vol. II,
Laterza, Bari, 1967, pagg. 326-327)