L’uomo è un
composto di anima e di corpo: egli può appiattirsi sulla dimensione del corpo o
elevarsi a quella dell’anima. L’anima e il corpo diventano cosí due modi di
essere: il primo ci rende liberi, il secondo ci accomuna alle bestie.
Enneadi, I, 1, 10 ( pag. 210)
noi diciamo di patire, quando il nostro
corpo patisce. Il noi designa dunque due cose: o la bestia aggiunta <all’anima> o ciò che è sopra la bestia: la
bestia è il corpo vivente. Ben diverso è l’uomo vero e puro da queste <passioni bestiali>, possessore delle virtú
intellettuali, che risiedono nell’anima stessa separata: difatti, anche
quaggiú, essa può separarsi <dal corpo>, perché, quando lo abbandona del tutto, quella <vita> che da essa irraggia se ne va <con l’anima> e l’accompagna. [...]
(Plotino, Enneadi, Rusconi, Milano, 1992, pag. 67)