Riprendendo
alcune argomentazioni del Parmenide e del Sofista di Platone, Plotino presenta alcuni
esempi della presenza dell’Uno nella mente che mostrano come le idee, relative
a oggetti particolari (che sono diverse dall’Uno, ma pur sempre reali),
presuppongano sempre – per poter essere pensate – l’idea dell’Uno.
Enneadi, VI, 6, 13
1 [...] Il pensiero non asserisce l’unità di
una cosa perché essa sia sola e non ce ne sia un’altra. Anche quando dice “non
c’è un’altra cosa”, esso deve chiamare “una” quest’altra cosa. E poi, “altro” e
“diverso” sono posteriori a “uno”. Il pensiero che non si fondasse sull’“uno”,
non potrebbe enunciare né “altro” né “diverso”, anche se dice “solo”, vuol dire
“uno solo”; cioè deve dire “uno” prima di “solo”.
2 E ancora: chi enuncia, prima di enunciare
l’unità di un’altra cosa, è già “uno”, e anche ciò di cui esso parla è già
“uno” prima che qualcuno parli o pensi di lui. Egli, infatti, è uno oppure piú
di uno, cioè molteplice; e se è molteplice, è necessario che, prima, egli sia
uno. Anche se dice “molteplicità”, egli vuol dire “piú di uno”; e se pensa
“esercito”, lo pensa come molti, armati e coordinati in un’unità; e se anche si
tratta di una molteplicità, il pensiero non le permette di restare
molteplicità, e anche in questo caso rende evidente in qualche modo o le dona
senz’altro quell’unità che la molteplicità non possiede, oppure, intuendo
l’unità che deriva dall’ordinamento, unifica la natura del molteplice.
3 [...] Allora, anche quando venga ad
affermare che qualcosa è una, riconosce l’Uno. Lo stesso si dica qualora il
pensiero affermi che alcune cose sono due, oppure molte.
4 Se dunque non è possibile pensare le cose
senza l’uno il due o altro numero, come sarà possibile che non esista proprio
quello senza il quale non si può né pensare né esprimersi? Non è permesso
negare l’esistenza di quell’uno, poiché, se questo non esistesse, non si
potrebbe né pensare né dire nessun’altra cosa. Ciò che è universalmente
indispensabile per la nascita di ogni pensiero o parola, deve esistere prima
del pensiero e della parola: solo a questa condizione si può ammettere la loro
nascita. Ma se l’uno è necessario all’esistenza di ciascuna essenza – non c’è
infatti alcun essere che non sia uno – l’uno deve essere anteriore all’essenza
e generare l’essenza. [...]
(Plotino, Enneadi, Rusconi, Milano, 1992, pagg. 1191-1192)