Polemizzando
con i mentalisti e i materialisti, Popper dimostra l’inadeguatezza delle loro
teorie e la non riconducibilità del Mondo 3 al Mondo 2 e al Mondo 1.
K. R. Popper, L’io e il suo cervello,
vol. I, trad. it. di G. Minnini, Armando, Roma, 1981, pagg. 74-76
Che aspetto ha il mondo 3 da un punto di vista materialistico? Ovviamente, la semplice esistenza di aereoplani, aereoporti, biciclette, libri, edifici, automobili, calcolatori, grammofoni, conferenze, manoscritti, pitture, sculture e telefoni non presenta alcun problema per qualsiasi forma di fisicalismo o di materialismo. Mentre per il pluralista queste sono le esemplificazioni materiali, le incarnazioni degli oggetti del mondo 3, per il materialista sono semplicemente parti del mondo 1.
Ma che dite delle relazioni logiche oggettive che si stabiliscono tra le teorie (siano esse scritte o meno), quali l'incompatibilità, la deducibilità reciproca, la sovrapposizione parziale, ecc.? Il materialista radicale sostituisce gli oggetti del mondo 2 (esperienze soggettive) con i processi cerebrali. Tra questi una particolare importanza hanno le disposizioni al comportamento verbale: le disposizioni ad assentire o a respingere, a convalidare o a confutare, o semplicemente a prendere in considerazione – a calcolare i pro e i contro. Come la maggior parte di coloro che accettano gli oggetti del mondo 2 (i “mentalisti”), di solito i materialisti interpretano i contenuti del mondo 3 come se fossero “idee nelle nostre menti”: i materialisti radicali però cercano di fare un passo avanti e di interpretare “le idee nelle nostre menti” – e quindi anche gli oggetti del mondo 3 – come disposizioni al comportamento verbale aventi una base nel funzionamento del cervello.
Eppure né il mentalista né il materialista riescono in questo modo a rende giustizia agli oggetti del mondo 3, specialmente ai contenuti delle teorie e alle loro relazioni logiche oggettive.
Gli oggetti del mondo 3 non sono soltanto “idee nelle nostre menti” né sono disposizioni dei nostri cervelli al comportamento verbale. Né ci è di qualche aiuto l'aggiungere a queste disposizioni le incarnazioni del mondo 3, come accennavamo nel primo capoverso di questo paragrafo, perché nulla di tutto ciò sa far fronte adeguatamente al carattere astratto degli oggetti del mondo 3 e specialmente alle relazioni logiche esistenti tra loro.
Per fare un esempio, l’opera di Frege Grundgesetze era già scritta, e in parte stampata, quando in base ad una lettera scrittagli da Bertrand Russell egli dedusse che nei suoi fondamenti era implicita un'autocontraddizione. Questa autocontraddizione era esistita, oggettivamente, per anni e Frege non l'aveva notata: non era stata “nella sua mente”. Soltanto Russell rilevò il problema (a proposito di un manoscritto completamente diverso) in un momento in cui Frege aveva già finito di redigere il suo manoscritto. Per anni quindi è esistita una teoria di Frege (ed una analoga, piú recente, di Russell) che era oggettivamente incoerente senza che nessuno avesse sentore di questo fatto, ovvero senza che un dato stato cerebrale disponesse nessuno a convenire con il suggerimento “Questo manoscritto contiene una teoria incoerente”.
Riepilogando, gli oggetti del mondo 3 nonché le loro proprietà e le loro relazioni non si possono ridurre ad oggetti del mondo 2. Né si possono ridurre a stati o a disposizioni cerebrali, neanche se dovessimo ammettere che tutti gli stati e i processi mentali possono essere ridotti a stati e processi cerebrali. È cosí nonostante il fatto che possiamo considerare il mondo 3 come il prodotto delle menti umane.
Russell non inventò né produsse l'incoerenza, ma la scoprí. (Egli inventò o produsse un modo di dimostrare o di provare che c'era l'incoerenza). Qualora la sua teoria non fosse stata oggettivamente incoerente, Frege non vi avrebbe potuto applicare la dimostrazione russelliana dell'incoerenza, per cui non si sarebbe convinto della sua insostenibilità. Pertanto, uno stato della mente di Frege (e senza dubbio anche uno stato del cervello di Frege) fu, in parte, il risultato del fatto oggettivo che questa teoria era incoerente: la scoperta di questo fatto lo turbò e lo sconvolse profondamente. Ciò, a sua volta, lo spinse a scrivere (un evento del mondo 1 fisico) le parole “Die Arithmetik ist ins Schwanken geraten” (L'aritmetica incomincia a vacillare). C'è quindi un'interazione tra: a) l'evento fisico, o parzialmente fisico, del ricevere Frege la lettera di Russell; b) il fatto oggettivo, fino ad allora non evidenziato e appartenente al mondo 3, che nella teoria di Frege c'era un'incoerenza; c) l'evento fisico, o parzialmente fisico, dello scrivere Frege il suo commento sullo status (mondo 3) dell'aritmetica.
Queste sono alcune delle ragioni per cui sostengo che il Mondo 1 non è chiuso sul piano causale ed asserisco che c'è un'interazione (seppure indiretta) tra mondo 1 e mondo 3. Mi sembra chiaro che questa interazione sia mediata da eventi mentali, e in parte anche coscienti, del mondo 2.
Naturalmente il fisicalista non può ammettere nulla di tutto ciò.
K. R. Popper, Logica della ricerca e
società aperta, Antologia a cura di D. Antiseri, La Scuola, Brescia, 1989,
pagg. 192-194