La Cronaca di Eusebio di Cesarea, giuntaci
nella traduzione di Girolamo, offre una preziosa informazione sui libri di
Protagora condannati al rogo. Apuleio invece informa dell’influenza esercitata
da Democrito su Protagora. Infine Platone maliziosamente fa sapere che
l’insegnamento della politikè téchne permetteva al grande sofista lauti
guadagni.
Frr. 80 A 4
(Eusebio, Chronica; Apuleio, Florida, 18) e 80 A 8 (Platone, Menone,
91 d, e) DK
1 Euripide è ritenuto famoso e anche Protagora sofista, i cui libri furon arsi dagli Ateniesi per pubblico decreto.
2 Di quel Protagora, che fu sofista di straordinaria cultura e oratore insigne tra i primi inventori dell’arte retorica, coetaneo del “fisico” Democrito suo concittadino (da cui egli attinse il suo sapere), si dice che avesse pattuito col suo discepolo Evatlo un compenso esagerato, ma ad una condizione arrischiata etc.
3 [Socrate ad Anito] – Io so d’un uomo, Protagora, che ha guadagnato lui solo piú danari con questa scienza [la sofistica], che non Fidia, le cui belle opere son cosí celebri, e dieci altri scultori insieme [...]. Ma intanto, di Protagora, nessuno in tutta quanta la Grecia s’è accorto che guastava i discepoli e li rimandava peggiori di come li aveva ricevuti: e questo, per piú di quarant’anni! Perché credo sia morto quasi a settanta, e abbia esercitato l’arte per quaranta. E in tutto questo tempo fino ad oggi la sua celebrità non è mai venuta meno.
(I Presocratici, Laterza, Bari, 19904, pagg. 877-878 e
879)