Dire che l'interpretazione è insieme e inseparabilmente rivelativa e storica è come dire che la verità è accessibile soltanto all'interno di ogni singola prospettiva, la quale, a sua volta, è la stessa situazione come via d'accesso alla verità: non si può rivelare la verità se non già determinandola e formulandola, il che accade solo storicamente e personalmente. La verità allora, pur essendo unica, non si presenta mai con una determinazione sua propria, in una formulazione che sia riconoscibile come unica e definitiva, ma si offre solo all'interno della formulazione che, di volta in volta, se ne dà ed è inseparabile da essa, sì che l'unico suo modo di comparire è appunto la singolarità delle sue formulazioni personali e storiche.
[L Pareyson, Verità e interpretazione]
Nell'interpretazione è sempre una persona che vede e guarda: e guarda e vede dal particolarissimo punto di vista in cui attualmente si trova o si pone e col singolarissimo modo di vedere che s'è venuto via via formando o che intende di volta in volta adottare, sì che tutta intera la persona entra a costituirli dall'interno, a generarli, a infletterli e dirigerli e determinarli, tanto nel particolare modo di vedere quanto nel singolare punto di vista. D'altra parte nell'interpretazione è sempre una forma ch'è veduta e guardata: ed è veduta in una determinatissima prospettiva, che la mette in luce in un determinato modo, nel quale tuttavia essa è condensata e rivelata intera, ed è guardata in uno dei suoi infiniti aspetti, in ciascuno dei quali essa si mostra intera sì, ma secondo una determinatissima direzione.
(PAREYSON, Estetica, pag 187)