LUIGI PAREYSON, L'ERMENEUTICA
La
formulazione del vero è per un verso possesso personale della verità, e per
l'altro possesso di un infinito... L'interpretazione è infatti l'unica forma di
conoscenza che sia capace per un verso di dare una formulazione personale e
quindi plurale di qualcosa di unico e indivisibile, senza per questo
comprometterne o disperderne l'unità, e per l'altro verso di cogliere e rivelare
un infinito, senza limitarsi ad alludervi o girarvi intorno, ma possedendolo
veramente. ...La verità si offre solo all'interno d'una sua formulazione, con
cui di volta in volta s'identifica e in cui risiede sempre come inesauribile; ma
svanisce il rapporto interpretativo se tra la verità e la sua formulazione
l'identificazione cede il posto alla confusione, o il rapporto di ulteriorità
diventa vera e propria esteriorità, perché in tali casi viene soppressa
l'inseparabilità dei due termini, nel senso che o uno si mette al posto
dell'altro, pretendendo di sostituirlo, o entrambi si dividono, restando senza
rapporto a causa dell'inaccessibilità d'uno di essi. ... la verità è sempre
ulteriore rispetto alla sua formulazione, ma solo in modo da esigere e
permettere una pluralità di formulazioni, e non invece nel senso d'una sua
assoluta ineffabilità, di fronte alla quale tutte le formulazioni resterebbero
fatalmente inadeguate.
[L. Pareyson,
Verità e interpretazione, cit., p. 81 - 83]