Immaginate che
un essere umano (potete immaginare di essere voi) sia stato sottoposto ad
un’operazione da parte di uno scienziato malvagio. Il cervello di quella persona
(il vostro cervello) è stato rimosso dal corpo e messo in un’ampolla piena di
sostanze chimiche che lo tengono in vita. Le terminazioni nervose sono state
connesse ad un computer superscientifico che fa sì che la persona a cui
appartiene il cervello abbia l’illusione che tutto sia perfettamente normale.
Sembra che ci siano persone, oggetti, il cielo ecc., ma in realtà l’esperienza
della persona (la vostra esperienza) è in tutto e per tutto il risultato degli
impulsi elettronici che viaggiano dal computer alle terminazioni nervose. Il
computer è così abile che se la persona cerca di alzare il braccio la risposta
del computer farà sì che "veda" e "senta" il braccio che si alza. Inoltre,
variando il programma lo scienziato malvagio può far sì che la vittima
"esperisca" (ovvero allucini) qualsiasi situazione o ambiente lo scienziato
voglia. Può anche offuscare il ricordo dell’operazione al cervello, in modo che
la vittima abbia l’impressione di essere sempre stata in quell’ambiente. [...]
Potremmo anche immaginare che tutti gli esseri umani ... siano cervelli in
un’ampolla. Naturalmente lo scienziato malvagio dovrebbe trovarsi al di fuori.
Dovrebbe? Magari non esiste nessuno scienziato malvagio; magari l’universo ...
consiste solo di macchinari automatici che badano a un’ampolla piena di
cervelli. Supponiamo che il macchinario automatico sia programmato per dare a
tutti noi un’allucinazione collettiva ... Quando sembra a me di star parlando a
voi, sembra a voi di star ascoltando le mie parole. Naturalmente le mie parole
non giungono per davvero alle vostre orecchie, dato che non avete (vere)
orecchie, né io ho una vera bocca e una vera lingua. Invece, quando produco le
mie parole quel che succede è che gli impulsi efferenti viaggiano dal mio
cervello al computer, che fa sì che io ‘senta’ la mia stessa voce che dice
quelle parole e ‘senta’ la lingua muoversi, ecc., e anche che voi ‘udiate’ le
mie parole, mi ‘vediate’ parlare, ecc. In questo caso, in un certo senso io e
voi siamo davvero in comunicazione. Io non mi inganno sulla vostra esistenza
reale, ma solo sull’esistenza del vostro corpo e del mondo esterno, cervelli
esclusi.
(H. Putnam, Brains in a Vat, 1981, pp.6-7)