Platone: La serenità è nel giusto mezzo ("Leggi")
Ora il mio discorso vuole dire che una vita vissuta rettamente
non deve inseguire i piaceri, e neppure, d'altro canto, evitare del tutto i dolori, ma deve invece prediligere quella via di
mezzo che ora abbiamo definito "serenità", disposizione che tutti senza sbagliarci, secondo la voce profetica di una
divinazione, attribuiamo alla divinità. E dico che chiunque di noi voglia diventare un essere divino deve inseguire
questa condizione, e non essere del tutto incline ai piaceri, come se potesse evitare i dolori, e non deve permettere ad un
altro, giovane o vecchio, maschio o femmina, di subire questa stessa condizione, e soprattutto se si tratta di un bambino
appena nato: in quella fase della vita, infatti, in ogni individuo si forma il carattere, e si forma grazie all'abitudine.
Se non dessi l'impressione di scherzare, direi ancora che bisogna prendersi cura delle donne che sono incinte, in
quell'anno in cui sono gravide, perché non abbiano a che fare con molti e smodati piaceri o dolori, ma trascorrano tutto
quel tempo prediligendo la serenità, la benevolenza, e la mitezza.
CLINIA: Non c'è bisogno, straniero, che tu chieda a Megillo chi di noi due ha detto meglio: io infatti sono d'accordo
con te che tutti devono fuggire una vita di puro dolore e anche di puro piacere, e che bisogna sempre tendere alla via di
mezzo. Dunque hai detto bene, e bene mi hai ascoltato.
ATENIESE: Perfetto, Clinia. Adesso noi tre, sempre riguardo a queste cose, riflettiamo su questo punto.
CLINIA: Quale?
ATENIESE: Il fatto è che tutte queste norme che ora stiamo passando in rassegna sono definite da molti "leggi non
scritte": e quelle che alcuni chiamano "leggi patrie" altro non sono se non queste stesse norme. E inoltre la discussione
da noi svolta ha detto bene che non si deve permettere di definire leggi queste cose, ma che non bisogna neppure
tacerle: queste norme sono i legami di ogni costituzione, e stanno in mezzo fra le leggi scritte e stabilite e quelle che
ancora devono esserlo, proprio come quelle norme patrie ed arcaiche, le quali, essendo ben stabilite e diventate ormai
consuetudine, avvolgono e salvaguardano le leggi scritte; ma se invece si allontanano sconvenientemente dal bene,
come se cadessero giù i puntelli centrali che sorreggono le costruzioni, fanno cadere insieme tutto il resto, e ogni cosa
giace sotto l'altra, non solo quegli stessi puntelli ma anche le parti che in seguito erano state ben costruite, in seguito alla
caduta dei primi. In considerazione di queste cose, Clinia, bisogna connettere insieme ogni parte del tuo nuovo stato,
senza tralasciare, nei limiti del possibi e, nessun particolare di grande o di scarsa importanza, nulla di ciò che viene
chiamato con il nome di leggi, costumi, consuetudini: uno stato risulta connesso insieme attraverso tutti questi legami, e
nessuno di quelli è stabilmente unito senza un sostegno reciproco, sicché non bisogna stupirsi se affluiscono molte
consuetudini ed usanze che ci sembrano senza importanza e che conferiscono alle leggi una lunghezza eccessiva.
Platone, "Leggi"
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