PACI, UN ESISTENZIALISMO SUI GENERIS
Per cominciare potrei dire che la mia prospettiva filosofica può, entro certi limiti, dirsi esistenzialistica. L'esistenzialismo al quale mi riferisco è però molto diverso da quello che di solito passa sotto questo nome. Esso si incontra in me con suggestioni derivate da Dewey e Whitehead, nonché con quelle implicite nelle mie riflessioni sul pensiero scientifico e sulla metodologia del linguaggio. Oggi come ieri penso sempre che l'esistenza sia finita, delimitata dalla nascita e dalla morte, e penso soprattutto che sia un momento della temporalità, non solo inarrestabile, ma anche irreversibile. L'esistenza si presenta in tal modo come un momento del tempo, una «occasione attuale», per dirla con Whitehead, una «goccia di esperienza", in una parola un «evento». Credo che si possa comprendere la natura esistenziale dell'evento se si nota che l'evento non ha nulla di sostanziale. La sostanza è «quod in se est et per se concipitur et nihil aliud indiget ad existendum». L'evento, invece, in tanto avviene come attualità di un processo in quanto è sempre in comunicazione, o meglio «in relazione», con gli altri eventi, e solo può avvenire in questa relazione. Nessun evento è autosufficiente, nessun evento è sostanzializzabile. La non sostanzialità dell'evento implica quindi un principio di relazione tra gli eventi, il principio cioè, dell'interrelazione universale.
(Enzo Paci, La mia prospettiva estetica)