PETRONIO, la cena di Trimalcione

 

32. Eravamo in mezzo a queste delizie, quand’ecco che Trimalcione in persona venne portato all’interno con accompagnamento musicale, e venne deposto su cuscinetti imbottiti mignon, suscitando il riso in noi imprudenti. Solo la testa pelata, infatti, gli sbucava dal mantello scarlatto, ed attorno al collo infagottato dal vestito aveva infilato un tovagliolo dal largo orlo rosso con frange che pendevano di qua e di là. Portava anche al mignolo della mano sinistra un grande anello dorato, e all’estremità della falange del dito successivo uno più piccolo – per come mi sembrava – tutto d’oro, ma incrostato da stelle di ferro. E per non mettere in mostra solo queste ricchezze si scoprì il braccio destro, che era ornato da un bracciale d’oro e da un cerchi d’avorio unito ad una laminetta splendente. 33. Appena ebbe finito di pulirsi i denti con uno stuzzicadenti d’argento, esclamò: “amici, non avevo ancora deciso di venire nel triclinio, ma per non farvi aspettare troppo con la mia assenza, mi sono negato ogni piacere. Mi permetterete tuttavia di finire questa partita”. Lo seguiva uno schiavetto con una tavola di terebinto e tessere di cristallo, e notai il particolare in assoluto più raffinato: infatti al posto delle pedine bianche e nere utilizzava monete d’oro e d’argento.

 

(Petronio, Satyricon, sat.32)