Pochi sanno che Alcibiade era sposato con una nobildonna di nome Ipparète, la quale, non sopportando più i suoi tradimenti, lo lasciò. Ma il marito, possessivo seppur traditore, la riprese con la forza. Altrettanto irrazionale ed arrogante si dimostrò con il suo bellissimo cane.
Poiché Ipparète, pur essendo una moglie obbediente e affezionata, aveva un matrimonio infelice a causa del marito che se la intendeva con etère, straniere e cittadine, abbandonò la casa e andò a stare dal fratello. Ma siccome Alcibiade non se ne curava, anzi, se la spassava, Ipparète fu costretta a depositare presso l’arconte la richiesta di divorzio, non tramite intermediari, ma di persona. Mentre dunque si recava a fare ciò secondo la legge, Alcibiade, sopraggiunto e afferratala, la trascinò per la piazza dirigendosi verso casa, mentre nessuno osava opporsi né strappargliela di mano. Rimase dunque presso di lui fino alla morte e morì non molto tempo dopo, mentre Alcibiade navigava verso Efeso. Alcibiadepoi, sebbene possedesse un cane incredibilmente grande e bello che aveva comprato per settanta mine, gli tagliò la coda, che pure era bellissima. E poiché i familiari lo rimproveravano e dicevano che tutti erano afflitti per il cane e lo biasimavano, scoppiato a ridere, disse: “Succede proprio quello che voglio! Voglio infatti che gli Ateniesi chiacchierino di questo, perché non dicano nulla di peggio su di me”.
(Plutarco di Cheronea, Vite parallele. Vita di Alcibiade, 8-9)