Platone: Il comunismo dei beni presso i Custodi ("Repubblica")
«Ma anche questo», dissi, «potrebbe essere un buon sistema per indurli a curarsi maggiormente della città e dei
rapporti reciproci; capisco grosso modo il tuo pensiero. L'esito di questo progetto dipenderà da come lo diffonderà la
fama; per quanto sta in noi, armiamo questi figli della terra e conduciamoli innanzi, sotto la guida dei governanti. Una
volta arrivati, osservino il punto della città più favorevole per accamparsi, quello da cui potrebbero dominare meglio sugli
abitanti, se qualcuno non volesse obbedire alle leggi, e respingere i nemici esterni, se uno di loro piombasse come un lupo
su gregge; dopo essersi accampati e aver compiuto i sacrifici dovuti, preparino le tende. O no?» «Sì », rispose.
«Ed esse non dovranno essere in grado di proteggerli dal freddo e dal caldo?» «Come no?», rispose. «Mi sembra
infatti che tu stia parlando delle abitazioni».
«Sì », confermai, «ma abitazioni di soldati, non di commercianti».
«E che differenza c'è tra loro, secondo te?», chiese.
«Cercherò di spiegartelo», risposi. «La colpa più grave e più vergognosa per dei pastori sarebbe quella di allevare dei
cani da guardia del gregge in modo tale che per l'intemperanza, la fame o qualche altra cattiva abitudine tentassero essi
stessi di assalire le pecore, diventando, anziché cani, simili ai lupi».
«Sì », disse, «sarebbe grave: come negarlo?» «Non bisogna quindi evitare in ogni modo che i nostri difensori facciano
una cosa del genere con i cittadini, dal momento che sono più forti di loro, e da alleati benevoli si trasformino in padroni
crudeli?» «Bisogna evitarlo», rispose.
«E per loro la massima precauzione non consisterebbe nell'essere realmente educati bene?» «Ma in effetti lo sono»,
ribatté.
Allora io dissi: «Non vale la pena di insistere su questo, caro Glaucone, bensì sul principio che abbiamo enunciato
prima: essi devono ricevere la giusta educazione, qualunque sia, se si vuole che abbiano la massima disposizione alla
mitezza verso se stessi e verso le persone che custodiscono».
«è giusto», concordò.
«Perciò una persona assennata direbbe che, oltre a questa educazione, bisogna fornire loro anche le abitazioni e un
patrimonio tale che non li distolga dall'impegno di essere i migliori guardiani possibile e non li spinga a fare del male agli
altri cittadini».
«E dirà il vero».
«Vedi dunque», proseguii, «se per avere questi requisiti essi debbano attenersi, nel modo di vivere e di abitare, ai
seguenti precetti.(61) Innanzitutto nessuno possieda sostanze proprie, se non quelle strettamente necessarie; in secondo
luogo nessuno abbia un'abitazione e una dispensa in cui non possa entrare chiunque lo desideri.
Quanto al sostentamento di cui necessitano atleti della guerra temperanti e coraggiosi, in base a un accordo con gli
altri cittadini ricevano un compenso per il servizio di guardiani che non sia né superiore né inferiore al loro fabbisogno
annuale.
Vivano in comune partecipando ai banchetti pubblici come se fossero all'accampamento. Occorre poi dire loro che da
sempre hanno nell'anima oro e argento divino, dono degli dèi, e non necessitano affatto di quello umano; quindi è
un'empietà contaminare quel possesso mescolandolo all'acquisto di oro mortale, perché molte azioni empie sono state
compiute per la moneta del volgo, mentre quella che portano dentro di loro è pura. Anzi, essi siano gli unici, tra tutti i
cittadini, a cui non sia lecito maneggiare e toccare oro e argento, né entrare in una casa che lo contenga, né portarlo al
collo, né bere da boccali d'argento o d'oro.
Così potranno restare incolumi e salvare la città. Ma quando possederanno terra, case e moneta propria, e diventeranno
amministratori e contadini anziché guardiani, padroni ostili anziché alleati degli altri cittadini, passeranno tutta la vita a
odiare e ad essere odiati, a tendere insidie e ad essere insidiati, e avranno molta più paura dei nemici interni che di quelli
esterni, correndo ormai sull'orlo della rovina, essi e il resto della città. In considerazione di tutto ciò», conclusi,
«dobbiamo dire che questa dev'essere la condizione dei guardiani per quanto riguarda l'abitazione e le altre necessità, e
questo dobbiamo stabilire per legge, oppure no?» «Senz'altro», rispose Glaucone.
Platone, "Repubblica"
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