Quine pone
il problema se siano piú credibili gli oggetti fisici o gli dei di Omero e
conclude che non esiste una risposta definitiva in proposito.
W. V. O. Quine, I due dogmi dell’empirismo,
trad. it. in Il problema del
significato, a cura di E. Mistretta, Ubaldini, Roma, 1966, pag. 42 323)
Come empirista io continuo a considerare lo schema concettuale della scienza come un mezzo, in ultima analisi, per predire l'esperienza futura alla luce dell'esperienza passata. Gli oggetti fisici vengono contestualmente introdotti nella situazione come comodi intermediari – non definendoli in termini di esperienza, ma come semplici postulati non riducibili, paragonabili, da un punto di vista epistemologico, agli dei di Omero. Io, che di fisica ho nozioni piú che comuni, credo per parte mia negli oggetti fisici e non negli dei di Omero; e considero un errore scientifico credere altrimenti. Ma in quanto a fondamento epistemologico, gli oggetti fisici e gli dei differiscono solo per grado e non per la loro natura. Sia l'uno che l’altro tipo di entità entrano nella concezione soltanto come postulati culturali. Da un punto di vista epistemologico il mito degli oggetti fisici è superiore agli altri nel fatto che si è dimostrato piú efficace degli altri miti come mezzo per elevare una semplice costruzione nel flusso dell’esperienza.
Novecento filosofico e scientifico, a cura di A. Negri, Marzorati, Milano, 1991,
vol. II, pag. 877